
Brigante della valtolla
In molti mi hanno chiesto di spiegare perché l’Ongina è un torrente sacro. Eccovi accontentati…
Per parlare, a modo mio, della piccola Vall’Ongina iniziamo con uno scritto di Alberto Cavallari, grande giornalista piacentino nato nel 1928 e vissuto fino al 1998, amante della Valle e di Giuseppe Verdi.
Ebbe a scrivere una geniale lirica che in parte vi produco: «Per noi, nati nel Ducato di Parma e Piacenza, il fiume sacro è l’Ongina. È un rigagnolo, un canale, nemmeno un torrente che scorre nella Padania felix dalle parti di Busseto, e si getta nel Po proprio dove cominciano i terreni legati a Sant’Agata, appartenuti al cavalier Verdi Giuseppe, di professione agricoltore e musicista, come il cavaliere si definiva…».

L’Ongina, scrisse il brillante giornalista, è solo una pisciatina d’acqua tra i pioppi, cascine, nebbie, zanzare, argini, rane, anguille, stoppie d’estate, pantani d’inverno, brine, papaveri e pianura con battelline sul fiume all’orizzonte.
Concordo con lui quando sostiene che per noi l’Ongina è sacra come per altri lo sono il Nilo, il Tevere, il Reno, il Mississipi, il Tigri, L’Eufrate, il Tamigi… «Sull’Ongina s’appoggia il triangolo Roncole-Sant’Agata-Busseto che contiene il mondo di Verdi, c’è il confine con il resto del mondo. E’ qui che comincia la landa che chiamiamo “Siberia” tanto è fredda l’inverno, sepolta nella nebbia sei mesi l’anno; e che diventa rovente d’estate, afosa umida come la Cocincina, ancora avvolta di vapori e fumi. E’ qui che si spalanca il regno dei contrasti drammatici, dove a novembre tutto si cancella e diventa bianco, un muoversi di tabarri, d’ombre shakespeariane, un paesaggio giunto al grado zero, e dove a giugno stride la vampa che assecca il pantano, fulmina le vipere sui greti, spacca l’anguria rossa in mezzo ai prati, incendia le pannocchie …(…) nella “nebbia da caldo” (…)». Solo se sei nato qui e ci sei vissuto capisci Verdi, quel genio che insegue la gloria ma cerca sempre di trascorrer una vita nascosta, misteriosa, avvolta dalle nebbie… quello che, per dirla con Cavallari, chiama Shakespeare “Signor Guglielmo” e “Papà”. Qui lungo le rive dell’Ongina quel gran genio di Verdi, mio conterraneo, trascorse 80 anni della sua vita durata 88 anni. Dunque…

Ma in quel triangolo, al quale fa riferimento Cavallari, visse per 20 anni, scrisse le sue opere e fu sepolto anche Giovannino Guareschi, quello di Don Camillo e Peppone. Proprio qui a Roncole Verdi, poco distante dalla sponda destra dell’Ongina dove oggi ha sede il club dei ventitré, i suoi amici nel mondo, di fianco alla casa natale del Maestro.
In questo triangolo e poco oltre, dove i confini amministrativi non centrano un tubo perché sono solamente artifizi dell’aridità umana, che di sacrale e genuino non hanno nulla, tra nebbie e umidità, tra acque mosse e fontanili, dove la luce gioca con il sole e con le brezze stagionali si coltivano le piante che danno le ciliegie più buone, si allevano le bovine da latte che la chimica naturale e misteriosa, con il contributo della genialità umana, trasforma in formaggio grana.
Quel formaggio che fino a pochi anni fa era semplicemente il grana della bassa Ongina e basta, inimitabile perché tutti sapevano che solo quello lo era.
Ai lati del geniale triangolo, dove si coglie in pieno l’influenza del Torrente, ci sono Zibello, il paese del Culatello, l’imperatore dei salumi e Chiaravalle della Colomba, dove si stabilì Bernardo, uno che genio e santo lo è sempre stato.

Quel Bernardo che ha rimesso in funzione le primitive idrovore per seminare il grano e coltivare la buona erba per il bestiame che produce il latte che anche il maestro sapeva come impiegare nei suoi poderi di Sant’Agata di Villanova; in quei poderi dove produceva da sé il vino, il formaggio, le uova e i capponi per deliziarne e nutrirne il proprio genio…
Le acque della nostra Ongina nascono e scendono dalla Ranca di Vernasca, in quella Terra di Mezzo che tutti chiamiamo Valtolla; scorrono superficiali e sotterranee e dalle sue vene dorate crescono le uve di Bacedasco e Vigoleno che si trasformano in Vinsanto doc e poi compiono un viaggio di 35 km passando accanto a Busseto con la sua Rocca dei Pallavicino, lambiscono la S. Agata del Maestro fino a Vidalenzo dove, si onora Santa Franca, come nei pressi della sua sorgente a Vitalta.
La magia del Torrente contamina l’Arda e insieme vanno a scaricarsi nel Po non lontano da Polesine, il regno delle sabbie fini e degli infiniti orizzonti…
Il torrente sacro, l’Ongina, è il luogo dove la gola e lo spirito s’incontrano e producono la scintilla che genera il genio…che è per sempre.
