
In questi giorni “libertà” ha pubblicato due ampi e articolati interventi sul fenomeno “esodale” della montagna (Arturo Croci e Sergio Ravoni). La filosofia di fondo che appare leggendo entrambi gli autori è la seguente: per frenare l’esodo occorrono nuova mentalità, apertura al nuovo e la valorizzazione del “bello”. Non sono interventi per nulla “ideologici” e per questo ancor più da apprezzare. Ovviamente lasciamo alla lettura di tali articoli la formazione di una vostra, eventuale, precisa opinione.
“….il problema del recupero, della valorizzazione delle montagne è soprattutto culturale e non servono a nulla investimenti piccoli o grandi a breve o a lungo termine se contemporaneamente non si migliora la cultura. La maggioranza della gente vive oggi assuefatta a un tipo di vita poco sano dal punto di vista fisico e mentale. Oggi più che mai ci stiamo abituando a falsi valori e al brutto …..Le brutture, la mancanza di rispetto del territorio, dell’ambiente, della storia, della cultura è all’ordine del giorno e purtroppo anche in montagna…….”( Arturo Croci). Poi Arturo cita degli esempi positivi di gruppi di persone (la gente) che si è data da fare e che concretamente è riuscita a dare un “contribuito” a migliorare la situazione. Come voler dire: diamoci da fare, ognuno faccia un “pezzo” e la vita in montagna continuerà.


“…Nell’attesa che si potenzi quassù la via telematica….. (si riferisce specialmente alle fibre ottiche, al Web lento o impossibile in montagna ma in generale all’arretratezza tecnologica…per far del bene e non disastri ) …….è il caso di far rilevare che, nei paesi dell’Appennino, mancano ormai figure professionali quali idraulici, meccanici d’automobile, falegnami e barbieri… Però qui è in gioco una questione di mestieri che non sono più appetiti. A meno di ricorrere a personale extra-comunitario, come nel caso delle badanti. Ma a questo punto si apre tutto un altro discorso: che non si affidi anche agli extra-comunitari il compito di contribuire al ripopolamento e, quindi, al salvataggio della montagna?! …” (Sergio Ravoni)
In questi anni abbiamo assistito alla proclamazione di mille interventi “speciali” per la montagna e……. non è mai successo niente! Calma piatta in attesa della tempesta.
Ad un certo punto del discorso, Ravoni, afferma: “A meno di ricorrere a personale extra-comunitario, come nel caso delle badanti….” . Ebbene si, questo è uno dei punti sui quali riflettere!
Vorremmo ricordare che nelle zootecnicamente evolute e ricche zone piane di Piacenza, Parma, Reggio, Modena, Mantova, Cremona, Brecia, Bologna ecc… i “bergamini” e i “porcari” sono indiani o etnie di quell’area geografica. Indiani che conducono il patrimonio zootecnico più importante d’Italia ( milionate di capitale investito condotte da lavoratori “stranieri”…; stranieri che lavorano benissimo!). Come potete constatare l’intervento dello “straniero” non riguarda solo la montagna e….l’elenco diventerebbe lungo.
Il processo è ineluttabile e i politici farebbero meglio a pensarci seriamente invece di ascoltare “i malpancismi” di qualche nostro concittadino troppo esasperato che pensa che tutti i nostri mali dipendono da quei quattro o cinque milioni di “disgraziati” che saldano, puliscono sederi, imboccano, mungono vacche, pascolano bestiame, piallano mobili, spazzano ospedali, uffici, scuole…..[in questi mestieri non c’è quasi più un ragazzo italiano]
Tra un po’ di tempo questi stranieri verranno “in gita” a casa di un “gigione” qualsiasi di 80 anni e gli offriranno qualche decina di migliaia di € per acquistare un vecchio rudere.
Poi alla Domenica, “in nero”, mattone per mattone, sasso per sasso, ricostruiranno il vecchio rudere [ come fecero i nostri genitori e nonni nel dopoguerra fino alla fine degli anni 60 del secolo scorso….ovunque dal Po al monte Lama ] e si insedieranno nelle nostre campagne conducendo, come secondo lavoro nel loro tempo libero, terreni, boschi, orti e pollai…..e il gioco è fatto!
Noi chiusi nelle nostre città?
In natura non esiste il “vuoto” quindi il bosco colonizza i terreni incolti, poi gli orti abbandonati, poi riduce le strade in sentieri e poi… i ruderi delle case divengono la dimora delle querce.
Penso che anche per la popolazione umana valga lo stesso e la storia ci insegna che da sempre un territorio vuoto viene occupato da altre popolazioni in espansione, Popoli giovani, dinamici che lasciano le loro povere terre in cerca di condizioni di vita migliori… nulla di nuovo sotto il sole…
Queste genti si insediano in territori ormai vuoti, non solo fisicamente, ma soprattutto culturalmente….
Lo scorso anno ho assistito ad una rappresentazione in costume tipico di ragazzi della kamciakta (spero si scriva così) ospiti di Casamontagna di Ferriere. Era semplicemente strabiliante vedere quanta forza e quanta passione mettevano nelle loro danze tradizionali, sopravvissute clandestinamente a 70 anni di repressione comunista ed “riesplose” con la fine del regime. Dopo veniva la rappresentazione di una scuola di danza italiana… che pena, ragazzini impacciati che ballavano su di un pezzo rock inglese o americano con una rappresentazione fatta da un mix di brek dance e discoteca nel “tradizionale costume tipico post bellico italiano” …jeans e maglietta…
Mi sentivo addosso un senso di inferiorità , di “vuoto” e di povertà… mi sono sentito proprio come si sente oggi il nostro appennino.
Ciao
purtroppo per noi le cose vanno così.
“….un territorio vuoto viene occupato da altre popolazioni in espansione, Popoli giovani, dinamici che lasciano le loro povere terre in cerca di condizioni di vita migliori…” in questa frase ci sta quello che volevo dire!
grazie marco a presto
grazie Marco per queste riflessioni ancor più avvalorate dal fatto di conoscere e stimare chi le ha prodotte. purtroppo abbiamo il cervello e il corpo che vivono di rendita altrui da troppi anni e manca la volontà di mettersi in gioco.
Ciò che è scritto a proposito della differenza fra i nostri giovani e quelli di Casa montagna è coerente con l’ affermazione di Noam Chomsky: la povertà materiale induce la ricchezza culturale.
L’ errore più grande che ha fatto la nostra Comunità è quello non solo di non aver accettato la sfida del “nuovo che avanza” ma adirittura di averla boicottata banalizzandola” nondum matura est, noli sumere” come diceva la volpe all’ uva giustificando la rinuncia a prenderla per non essere stata matura.
Ai nostri giovani purtroppo abbiamo dato cose di cui non avevano bisogno dimenticandoci di insegnare loro come guadagnarsi onestamente la vita.
ciao e buon anno a te e a tutta la tua famiglia. carlo