Magnano, Magnus con chiesa in terra vitivinicola, consacrata da Mons. Scalabrini 

(Sergio Efosi Valtolla, fotoamatore, escursionista e narratore)

SALIRE SULLE COLLINE, ANDARE TRA I VIGNETI VERSO SUD E TROVARE UNA BELLA CHIESA

Salire per la dorsale collinare tra Val Chero e Val Chiavenna, regno dei vigneti, delle belle panoramiche, con castelli e vallecole minori è una mia costante, lo faccio in tante occasioni, in ogni stagione. Mi piace camminare tra queste vigne, tra boschi e ambienti naturali del “Piacenziano” a due passi dalla Torre di Montezago e dalla Buca della Balena, sentiero ad anello che parte e arriva alla trattoria locale “Belvedere”.

Mi piace perché questa è zona di viticoltori molto preparati, con un’ ottima tradizione nel produrre vino buono e genuino. 

Mi piace perché nelle trattorie di Magnano si mangia bene e dopo una camminata fa piacere trovare un vero ristoro.

Ma questa volta la meta non sono le cantine, le trattorie, i luoghi naturali, bensì la chiesa. 

LA CHIESA DI MAGNANO

La sua costruzione (quella attuale) risale al secolo XVIII; al 1887 risale invece la sua consacrazione, ad opera di mons. Giovanni Battista Scalabrini, canonizzato da Papa Francesco lo scorso 9 ottobre 2022.

L’edificio subì diverse alterazioni nel corso del XX secolo, in special modo prima dello scoppio della grande guerra, che comportarono l’ampliamento dello spazio interno con la costruzione delle cappelle nelle due navate laterali e il rifacimento della facciata, quella oggetto di recentissima ristrutturazione.

La chiesa è dedicata a San Michele Arcangelo e sorge in località “Magnano Chiesa”, lungo la Strada comunale che collega la frazione con Diolo, altra zona a forte vocazione vitivinicola e di forte impatto paesaggistico.

La facciata, così com’è ben visibile dopo la recente e sapiente ristrutturazione, ricalca lo stile barocco con mattoni a vista, a fasce orizzontali.

Il rosone è in pietra e il campanile si addossa alla destra del presbiterio.

L’interno della chiesa, pur necessitando di qualche intervento su intonaci e affrescature, è molto un’intimo con un’atmosfera che concilia la preghiera.

La parte esterna della chiesa è stata oggetto di recente affrescatura e restauro con la partecipazione di Dino Molinari, maestro di restauro che ha eseguito una parte del lavoro.

Una parte li ha realizzati l’impresa Edile Orioli Giovanni e il tutto sotto la direzione lavori (e il progetto di restauro) di un architetto. Con la supervisione della Soprintendenza dei beni architettonici di Parma e Piacenza.

La chiesa, come detto, è dedicata a San Michele, un santo venerassimo in ogni parte del piacentino. 

Alla chiesa di Magnano, come già detto, si arriva percorrendo la comunale che parte da Ciriano, nel piano, salendo circa 8 km per una dorsale che transita accanto ai castelli di Travazzano e Magnano (privati, belli, ricchi di storia locale, ma purtroppo non visitabili).

E LE CILIEGIE?

L’articolo dedicato alla bella chiesa di Magnano è anche l’occasione per accennare a un prodotto che, come il vino, ha caratterizzato al vita agricola della zona. 

Un tempo Magnano, oltre alla già menzionata e apprezzata vitivinicoltura, vantava una tradizione anche nell’allevamento di una speciale varietà di ciliegio che produceva frutti molto graditi dai consumatori, ma (forse) gli impianti erano troppo vecchi e/o poco, o per nulla, redditizi secondo i canoni commerciali attuali.

Erano le “Selvaticone di Magnano”, molto gustose, di gran qualità. 

Sta di fatto che la coltivazione è stata quasi del tutto abbandonata. Un vero peccato!

LA ZONA, LA VAL SEGOLA

Il toponimo Magnano deriverebbe da “Magnus”, elevato. Il toponimo ricorre anche in altre località, per tutte “Colle Magno”, dove sorge il nucleo storico di Castell’Arquato.

La zona ricca di storia naturale, circondata dal “Piacenziano”, è citata dal capitano Boccia nel celebre “Viaggio ai monti di Piacenza” e dal Molossi ne suo “Vocabolario …”. Ai tempi del celebre capitano, Magnano era abitata da 320 “anime” (ora siamo a un terzo) per un territorio collinare che si estende per oltre 3 km comprendendo gran parte della Valle di Segola. 

Tra le cose da approfondire vi sono le origini di due toponimi: Costa del Romito (un luogo abitato da un eremita?) e I Cardinali (punto si snoda per quattro strade o carrarecce?).

La zona tra le valli del Chero e del Chiavenna, i due torrenti maggiori della zona, è attraversata dal piccolo torrente Rimore che nasce nella zona del “Pulgnasco” e confluisce nel Chiavenna. Ovviamente vi sono anche altri rii o torrentelli minori tributari dei torrenti maggiori. 

Il più importante è quello che nasce poco distante dal castello che da origine alla Valle di Segola. 

Notizie storiche sulla chiesa sono riprese da “beweb.chiesacattolica.it”. 

Per altre info: Boccia, Molossi e Montanari-Freghieri

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