
“Inutile chiudere la stalla quando i buoi sono scappati” recita un vecchio proverbio contadino. Ora provate a sostituite “buoi sono scappati” con “vacche son scappate” e questo antico proverbio popolare calzerà a pennello all’attuale situazione della zootecnia da latte italiana che sono tragici. Negli ultimi anni hanno un chiuso un sacco di stalle e altre ancora lo stanno facendo ma ben il 49 % delle stalle chiuse è in zone svantaggiate.
Piove sul bagnato! Una delle poche attività agricole montane, una risorsa, persa forse per sempre, un danno enorme!
Perché stalle da latte significa lavoro, fertilizzazione naturale del terreno, pascolo attivo, coltivazione del terreno e rotazione adeguata, miglior assetto del territorio, meno abbandono, meno frane…montagna ancor più bella.
Ma il male per la nostra zootecnia, tutta, viene da lontano e non è sempre e solo colpa delle istituzioni europee come spesso ripetono politici cialtroni italiani di tutte le forze politiche che han (s)governato negli ultimi 50 anni il Paese.
Ha fatto comodo ricevere aiuti per altri settori e per fare interventi inutili in certe zone agrarie del sud piuttosto che aiutare l’agricoltura zootecnica dove c’era e anche numerosa come in Emilia, Lombardia, Piemonte, triveneto e poche altre zone del Paese. Con l’avallo italiano si è sostenuto la zootecnia del nord Europa con Francia, Germania e Olanda in primis lasciando a noi le briciole (spesso spese male o rubate dai soliti noti…) per olivicoltura, per costruite improbabili industrie alimentari nel sud, che ora sono solo ferri vecchi che non hanno mai neppure macinato un kilo di frumento…o spremuto un oliva.
Nella sola Emilia, una delle regioni più zootecniche d’Europa, si producono 18 milioni di litri e altri 12 milioni sono importati dal nord Europa, Francia e Germania e altri, dove il latte alla stalla viene ceduto a 5-6 centesimi al litro in meno rispetto a quello prodotto in Italia. Tra le cause del prezzo concorrenziale anche il sostengo che da quelle parti l’agricoltura riceve da noi europei. Perché loro, a differenza di noi italiani, han capito che la zootecnia da latte è utile al territorio, da lavoro, tanto lavoro e arricchisce il paese. Noi invece abbiamo preferito prender soldi per l’acciaio, le auto e per le speculazioni dei nostri politici ma non per la zootecnia e così ora siamo col cul…in terra.
Ma il disastro è solo all’inizio, se non cambia veramente qualcosa tra un paio di anni temiamo che …
In questi ultimi 50 anni si e fatto e accettato di tutto pur di annientare la nostra agricoltura e i risultati si vedono tutti.
Ricordate? Il premio per abbattere le vacche da latte? Il miglioramento della produzione introducenti solo razze straniere a scapito delle nostre razze podaliche ora distrutte, la burocrazia soffocante caricata sul settore agricolo, un sacco di proibizioni e impedimenti ai nostri prodotti agricoli secolari che altro non han prodotto che alti costi, l’uscita dal settore dei piccoli produttori zootecnici, una vera spina dorsale per la nostra economia agraria montanara e collinare e tutto il male possibile per far scappare i ragazzi dalle campagne per andare a fare i disoccupati in città.
La zootecnia da latte era uno dei nostri gioielli, siamo ancora i produttori dei migliori formaggi del mondo…del mondo ma siamo disastrati. Formaggi sottoposti a feroci clonazioni e falsificazioni ovunque con in testa i formaggi grana, il gorgonzola, la mozzarella, il pecorino, concorrenza spietata sul latte e sulla carne bovina ecc …
Eppure nella sola Emilia il attore lattiero caseario produce ancora 1000 milioni di euro di PLV (produzione lorda vendibile) con 20mila posti di lavoro…
Cosa si aspetta a intervenire? E i consumatori? E le associazioni dei consumatori? Solo bla…bla…bla…?
