La diga di Mignano: l’idea e lo sviluppo

Sergio Efosi Valtolla, fotoamatore, escursionista e narratore

“La diga – dissero gli ideatori di fine ottocento – consente lo sfruttamento idroelettrico ed industriale delle acque del fiume Arda…”. L’idea venne nel 1880 da alcuni agrari e industriali che iniziarono a parlarne nei loro consessi associativi.

Nel 1918 diedero vita al Consorzio Irriguo di Val d’Arda, presieduto dal fiorenzuolano Pasquale Verani, dottore in agraria che si può considerare il primo ideatore e sostenitore convinto di questo importante progetto di sviluppo, ovviamente e principalmente progettato per la gestione delle acque a scopo irriguo per una vasta parte delle terre agrarie valdardesi per restituire loro maggiore fertilità.

L’atto notarile di costituzione del comitato per la costruzione del serbatoio di Val d’Arda arrivò nel novembre 1918 a grande guerra appena terminata.

I primi firmatari erano i possidenti maggiori della zona: da Vittorio Cipelli a Pasquale Verani, da Giovanni Cavalli-Lucca a Luigi Verani; e poi  Ermenegildo Concari, Ermenegildo Dodi, Raffaele Copelli, Arnaldo Casella e altri 3 o 4 altrettanto noti nell’ambiente agrario.

Ottennero in breve l’autorizzazione per l’uso delle acque a fini agricoli ed idroelettrici.

Nel 1926 i lavori furono avviati e affidati alla famosa impresa internazionale di Piacenza dell’ingegner Vincenzo Lodigiani. 

Il “muro arcuato” lungo cinquecento metri venne realizzato in otto anni e il 24 maggio 1934 la diga di Mignano venne inaugurata quando ancora non era pronta una strada moderna che la costeggiasse.

Vennero gli anni difficili delle sanzioni (in seguito all’invasione dell’Abissinia), venne la seconda guerra mondiale e l’impianto non disponeva ancora di una sufficiente rete distributiva dell’acqua. Neppure la trada andava avanti oltre Castelletto. Nel dopoguerra tutto si rimise in moto.

Nei primi anni cinquanta venne completata la strada di fondovalle che saliva oltre Castelletto fino a collegarsi con lo Stradone di Genova.

In quel periodo finalmente si avviarono i lavori per realizzare una strada moderna che raggiungesse Morfasso e permettesse un collegamento rapido con Lugagnano.

Il resto è storia attuale senza dimenticare i lutti che quel cantiere determinò e il sacrificio degli abitanti delle case e delle terre sommerse. Ora l’auspicio è solo per un uso corretto e parsimonioso dell’acqua, un bene naturale vitale per tutti e per la vita della terra. 

2 commenti

  1. credo che sia utile sapere che contestualmente alla costruzione della diga e per almeno un ventennio dopo la sua ultimazione, venne intrapresa l’opera di consolidamento dei versanti e di riduzione del dissesto idrogeologico di tutto il bacino imbrifero dell’ Arda, con costruzione di briglie, drenaggi e rimboschimenti. Queste opere avevano il duplice scopo di risolvere gli endemici problemi di dissesto idrogeologico della val d’Arda e prevenire l’interramento del bacino limitando il trasporto solido dei materiali che provenivano da frane ed erosioni dei versanti.
    La domanda mi sorge spontanea….Ma se venisse decisa la costruzione di una diga in val Nure, le amministrazioni competenti sarebbero in grado oggi di mettere mano ad una gestione organica di tutti i dissesti idrogeologici del bacino imbrifero del Nure?
    Guardando i tempi e gli investimenti di denaro pubblico fatti in venti anni, per non risolvere il problema della sola frana dei sassi Neri a monte di Farini, direi che forse sarebbe bene che i promotori dell’opera continuassero a fare convegni e dibattiti sull’importanza dell’opera, con relative pubblicazioni in carta patinata e lauti pranzi finali. Risparmieremmo comunque…

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