
L’inedita tesi di studio del colombiano Julián Lombana
di Renato Passerini*
Nei giorni scorsi nell’ambito del Festival Internazionale dei Giovani a Casa Montagna-Ferriere, Julián Lombana Mariño, Colombiano D.o.C. , Direttore delle Orchestre del Conservatorio di Trento e assessore internazionale Fundación Batuta-Colombia, la cui orchestra, unitamente ad una gruppo di musicisti trentini, è stata l’applauditissima interprete della tournèe piacentina de “La via dei Concerti”, ha avuto di visitare Bettola. Nella Piazza del capoluogo della Valnure, ha scosso visibilmente la testa al cospetto della statua di Cristoforo Colombo.
A conoscenza dell’episodio unitamente a Carlo Devoti e a Cesare Zilocchi abbiamo cercato di capirne le ragioni.
(ndr: leggete attentamente la tesi che viene dal Sudamerica…)
In Colombia, ha esordito mister Lombana, siamo attenti ad ogni pubblicazione locale ed estera correlata al navigatore che ha dato il nome alla nostra nazione. Ma dai libri non è ancora uscita una storia convincente. Ho anche compiuto profondi studi negli archivi di Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e altre nazioni aiutato anche da mia moglie che è la vera studiosa del tema. Alla fine abbiamo elaborato una nostra tesi che però non ho mai pubblicato, perché la mia passione è sempre stata la musica e quando ho capito di essere giunto ad un bivio e di dover scegliere tra arte dei suoni e storia ho scelto la prima.
– Ci illustra le sue conclusioni?
Sono quelle che in anni passati ho esposto a Paolo Emilio Taviani che del grande navigatore Cristoforo Colombo ha scritto mito e realtà, confluiti in una biografia non agiografica e ben documentata mettendone in luce anche aspetti critici del navigatore genovese. La mia articolata esposizione portò il senatore Taviani ad intraprendere nuovi studi e approfondimenti che però non riuscì a terminare prima della morte avvenuta nel 2001.
Presentai a Taviani documenti che attestavano la reale esistenza di Cristobal Colòn tanto ricordato nella penisola iberica quanto messo da parte in Italia: era un esperto navigatore spagnolo che aveva tentato invano di ottenere dai portoghesi finanziamenti per il suo viaggio alle Indie. Ho anche avuto la possibilità di consultare all’Archivio di Siviglia che allora era un’ammucchiata di documenti, la copia di una Bibbia, un’opera d’arte con le annotazioni sulla rotta seguita da Cristobal Colòn nell’avventuroso viaggio che lo aveva portato al Nuovo Continente. Fu una grande emozione e al ricordo mi si raggela la pelle ancora oggi. Note e appunti erano tutti in lingua spagnola. Ebbi anche la prova che Cristobal Colòn morì nel 1490.
Nei quattro anni della ricerca abbiamo trovato molti altri documenti originali e storicamente attendibili che si riferiscono al navigatore Cristoforo Colombo nato a Genova e residente a Lisbona, che salpò da Porto Palos nel 1492 con le tre caravelle.
– Due persone diverse quindi?
Ne sono certo; così come sono convito che non si possa parlare di scoperta dell’America, ma di “scoperte” perché ancora prima di Cristobal Colòn e di Cristoforo Colombo, su quelle sponde arrivarono i Cavalieri Templari. Ci sono tracce del loro approdo nel nuovo continente anteriori alla prima spedizione spagnola. Quando nel 1307 Filippo il Bello fece scattare lo sterminio dei Templari, la flotta che aveva base a La Rochelle salpò con i Cavalieri superstiti verso una destinazione misteriosa, probabilmente il continente americano dove gli archeologi, nella Nuova Scozia hanno trovato tracce riconducibili ai Templari. Ho motivo di credere che la scoperta dell’America sia avvenuta almeno un secolo prima del viaggio di Colombo, ma che sia stata tenuta segreta per non far scoprire l’ultimo rifugio dei Templari ed il loro tesoro.
Ritornando a Colombo, c’è da chiedersi: come faceva ad essere così sicuro di trovare terra? Come ha fatto su una rotta mai percorsa ad indovinare i venti, sia all’andata che al ritorno? Come ha fatto a non finire sulle barriere coralline? La mia risposta è che, sulla base di quanto allora era già noto, sapeva di non essere nelle Indie. Quando l’equipaggio stanco ed impaurito cercò di rivoltarsi al proprio comandante, Colombo offri la sua testa in cambio di tre giorni di navigazione, ebbene il terzo giorno apparvero le terre di San Salvador.
– Ma perché nel 1492 la regina Isabella ….
Il 2 gennaio 1492 l’esercito dei Re Cattolici – Isabella e Ferdinando – entrano nella città di Granada e completano così la riconquista del territorio iberico dopo 700 anni di dominio musulmano. La monarchia spagnola e caccia dal regno i Mori e gli Ebrei; il 12 ottobre dello stesso anno tre navi spagnole, al comando dell’ammiraglio genovese Cristoforo Colombo…. Questi eventi non sono casuali. In quella situazione di egemonia politica la monarchia pensa a rafforzare il potere con l’eco di una grande impresa: consapevole che la Spagna al pari del Portogallo erano all’avanguardia nell’esplorazione dei mari, pensò di aprire nuove rotte commerciali. Tra i possibili navigatori fu preferito l’italiano Cristoforo Colombo da Genova, anche in virtù di un’ amicizia, pare addirittura intima, con la sovrana. Si trattava di battere i Portoghesi nella loro specialità marinara con una impresa che doveva risultare memorabile. Molti aspetti della spedizione furono ammantati da novità e mistero che tali erano solo in parte, un misto di come si dice oggi tra reality e avventura, che portarono lustro e ricchezze alla Spagna oltre ogni aspettativa. Il successo armò la penna di cantori delle gesta di Colombo sui cui scritti si innestarono altri autori, memorialisti e copisti. E’ mia convinzione che molti passaggi della documentazione che ho studiato, anche di quella che risale al quattrocento/cinquecento siano stati inseriti ad arte per accreditare come prima la traversata di Colombo e la lungimiranza dei reali di Spagna.
– Però poi Colombo cadde in disgrazia e fu anche imprigionato..
Accadde dopo l’attraversata del 1503, la quarta, che si concluse con un naufragio. Alla sua parabola discendente contribuì la necessità di trovare un capro espiatorio per le malefatte compiute non tanto da lui quanto da altre spedizioni contro gli indigeni; probabilmente dovette pagare anche per la sua esibita passione verso le donne, una condotta che contrastava con i “favori” ricevuti dalla regina. Come si dice anche in Italia lontano dagli occhi, lontano dal cuore e questo è stato determinante per l’allontanamento di Colombo.
Come ho premesso, questa mia ricerca è iniziata nel corso dei miei studi a Bogotà e dopo quattro anni si è conclusa con la lettura della Bibbia personale di Cristobal Colòn. Non ho pubblicato nulla, ma ricordo perfettamente ogni tappa del mio viaggio di studio. La mia ricostruzione storica è maturata, lo ripeto in quattro anni di approfonditi studi e riscontri incrociati con diverse fonti. La mia vocazione non è dello storico o del giornalista, ma quella di un artista Direttore d’ Orchestra che, in quanto tale, è dotato di sensibilità molto particolare; questa peculiarità mi porta a credere che la mia tesi è plausibile almeno nella stessa misura di quelle delle più accreditate versioni. Che sino ad oggi sono stati incapaci di fornire spiegazioni convincenti e univoche.
Le molte diatribe su Cristoforo Colombo
Con il tempo anziché sfoltirsi aumentano le teorie sulla nascita di Colombo tant’è che spuntano sempre nuove, con rivendicazioni in Corsica, in varie località della Spagna o in diverse prossimità di Genova. Alla teoria classica e più nota che vuole Genova come città natale del navigatore, si contrappongono in Italia Cogoleto, sempre in Liguria, Terrarossa Colombo, frazione del comune ligure di Moconesi, Cuccaro Monferrato (AL) e Bettola, nel piacentino. Fuori dall’Italia i paesi che rivendicano i natali di Colombo sono la Spagna (con possibile origine ebraica), il Portogallo (spia ingaggiata per sviare l’attenzione spagnola dall’Africa) e la Polonia (figlio del re Ladislao III).
Nel 1995 lo storico della matematica Umberto Bartocci ha pubblicato uno studio secondo il quale la scoperta di un “Nuovo Mondo”, in senso tanto geografico quanto politico, non sarebbe stata affatto un caso fortuito ma il frutto deliberato dello sforzo congiunto, durato quasi un secolo, di persone unite da particolari “vincoli” culturali e ideologici. Secondo la congettura esposta, fondata su alcuni documenti del ‘500, Cristoforo sarebbe stato figlio naturale di un nobile piacentino della famiglia Pallastrelli e dell’ebrea Susanna, la quale solo successivamente sarebbe andata sposa a Domenico Colombo fornendo quindi nuove (e differenti da quelle note) tracce piacentine ..
Qualche anno fa si pensò si aver trovato una soluzione da “l’uovo di Colombo” comparando il DNA di un discendente di Colombo con quello delle ossa dell’illustre navigatore, ma poi il professor Josè Antonio Lorente, direttore del laboratorio genetico della facoltà di medicina legale dell’ Università di Granada, che lavora in collaborazione con l’ Università romana di Tor Vergata, ha spiegato, che gli attuali marcatori genetici non consentono di ottenere informazione sufficiente del Dna delle ossa per giungere «in questo momento» ad una conclusione qualsiasi. Punto e a capo, dunque.
Più tardi, Cesare Zilocchi mi sintetizza in poche parole le sue perplessità, che ho cura di far conoscere al cortese Juan che richiama la sua premessa e ricorda che sul tema trattato ancor oggi non c’ è affatto certezza.
“Che Colombo non si traduca Colon ma Palomo – afferma Zilocchi – significa niente dal momento che i cognomi non si traducono. Semmai si corrompono. Non capisco poi l’interesse dei reali di Spagna a tener celato il primo viaggio, quello del supposto “vero” Cristobal Colon. Che Isabella abbia avuto una passioncella per (l’altro) Cristoforo Colombo in funzione pure del fatto che Ferdinando fosse impotente, beh … andrebbe – se non provato – almeno attestato credibilmente. Attestazioni che non mancano a sostegno della origine piacentina di Cristoforo Colombo. Perché rimane il fatto che tre autori (due iberici) vissuti a metà del ‘500 (prima del nostro Campi, quindi) accreditano un solo Cristobal Colòn – alias Cristoforo Colombo, scopritore delle Americhe. Essi sono: Oviedo y Valdes (storico), Girolamo Benzoni (esploratore), Francisco Lopez de Gomara (religioso). Quest’ultimo lo fa discendere dai Pelestrelli di Lombardia (e a questo punto si apre la questione delle rivendicazioni bettolesi). Da ultimo stupisco del fatto che esista una bibbia personale di Cristobal Colon – il supposto primo scopritore delle Americhe – recante annotazioni autografe con le rotte nautiche. Trovo incredibile che un simile documento non sia noto agli storici”.
Condividiamo quanto dice Cesare, ma ci torna nella memoria questa osservazione di Julián Lombana Mariño: come è noto, le vele delle tre caravelle di Colombo portavano la croce rossa in campo bianco simbolo dei Templari. Forse per farsi riconoscere dagli indigeni che poi lo accolsero con tutti gli onori?
*giornalista, in passato collaboratore delle principali testate quotidiane locali, ora collabora con il quotidiano on line “Il Piacenza”.
Buongiorno,
Ho letto lâarticolo con interesse ma penso che sia la solita diatriba su Colon, Colombo echi ha scoperto lâAmerica.
In America ci sono arrivati anche Fenici, Romani, Vichinghi e chiunque abbia incrociato la corrente che scorre dalle Canarie al Mar dei Caraibi, ma nessuno di questi è tornato o tracciato una rotta, per cui sono SOLO andati ma non hanno SCOPERTO lâAmerica.
Recentemente Erdogan, accennando ad un monte somigliante a una Moschea, sostiene che i mussulmani hanno scoperto lâAmerica e non Colombo.
Allego un file sul 1° viaggio di Colombo che ho recuperato nel corso delle ricerche quando ero in Liguria. Se occorre altro materiale, son felice di inviarvelo. Saluti, Bafurno