
“Quante storie per un piccolo agriturismo di collina” scriveva nei giorni scorsi “Libertà” che riportava la lettera di una giovane imprenditrice country .
La ragazza scriveva...
Buongiorno caro direttore, sono una piccola imprenditrice agricola della nostra provincia, vivo in una zona collinare dove produco il vino, allevo il bestiame e purtroppo dove i profitti sono quelli che sono, ma amo il mio lavoro e la mia terra.
Volevo valorizzare il luogo dove abito, dove hanno abitato i miei genitori, i miei prodotti… e mi sono detta: quale modo migliore per valorizzare il territorio se non aprire un piccolo agriturismo?
E così ho fatto o almeno ho provato a fare, il mio sogno si è subito infranto in una burocrazia a dir poco allucinante! Ma voglio fare le cose fatte bene (così mi dicevo….) dopo più di un anno da quando ho fatto richiesta mi sono sentita dire che per aprire questo piccolo agriturismo dovevo montare un filtro per gli scarichi in linea con le direttive della Regione Emilia Romagna del costo di oltre novemila euro! Pensi che se fossimo in Piemonte la spesa sarebbe di qualche centinaia di euro!

Ed io, caro direttore, che per aprire questo agriturismo ho cercato di fare tutto nella norma, non ho chiesto nessun finanziamento, nessun aiuto di nessun genere, devo spendere questa cifra spropositata? Le sembra giusto? Noi giovani agricoltori ci sentiamo spesso dire che bisogna valorizzare il territorio, i nostri prodotti, che bisogna incentivare i giovani che intraprendono questa professione, ma sono tutte parole! Scusi lo sfogo direttore, ma penso che sarò costretta a “gettare la spugna” ed annullare tutto!
firmato: Daniela
Il direttore rispondeva….
La denuncia …… è chiara. Chi ha il coraggio di intraprendere, di aprire una nuova attività, di far vivere la montagna si trova di fronte alla burocrazia che uccide più della crisi. E’ giusto rispettare le leggi, è giusto che gli agriturismi siano nella norma ma perché in Emilia deve costare 9mila euro una cosa che in Piemonte costa qualche centinaio di euro? Così si aiuta la nostra agricoltura? Così si vogliono incentivare i giovani a restare sul territorio per costruire un futuro? Il caso denunciato da Daniela è emblematico e dimostra che si fa poco, o nulla, per aiutare chi ha voglia di fare. Spero che qualcuno riesca a dare una mano a Daniela. Se getta la spugna anche lei è una sconfitta per tutti noi che crediamo nella montagna e nel suo sviluppo.

Il 25 marzo 2011 il preg.mo direttore del quotidiano “libertà” rispondeva ad una giovane imprenditrice che lamentava gravi difficoltà per aprire una nuova attività turistica presso la propria piccola azienda agraria [un agriturismo].
Lamentava, la giovane ragazza imprenditrice, lungaggini infinite per ottenere i “permessi” per la sua nuova attività e costi eccessivi per dover approntare certi lavori sugli scarichi che le erano “prescritti”.
Sicuro che rispettare la legge è per tutti! Ma anche la par condicio dovrebbe essere per tutti!
Certo dover spendere 9000 € [novemila] non è roba di poco conto!
Non possiamo entrare nel merito della vicenda che però ci offre alcuni spunti di riflessione.
1- siamo d’accordo con la risposta del direttore, dott Rizzuto, sempre attento e puntuale sulle problematiche della montagna e dei giovani imprenditori.
2- Siamo del parere che la rinuncia [speriamo non sia vera] di Daniela segna un disagio ben maggiore che serpeggia tra coloro che lavorano la terra, specie in montagna e collina, di fronte a prezzi assurdi, alla latitanza devastante di molte Istituzioni e organizzazioni sindacali, alla crescente burocrazia spesso ottusa e anche inutilmente cavillosa che si traduce in ritardi e lievitazione abnorme dei costi…..ecc….
3- Nei convegni [ se ne fanno anche troppi!] e nelle “carovane” politiche che, periodicamente, percorrono la montagna, sentiamo tante belle parole ma alla prova dei fatti queste questioni denunciate da Daniela sono assolutamente la quotidianità vera che vivono coloro che vorrebbero fare ma sono “schiacciati” [i piccoli agricoltori e i montanari, oltretutto non fanno testo…in questo paese..] dalla burocrazia, dal risanamento idrogeologico del territorio mai risolto, dal perenne taglio di fondi per l’agricoltura montanara, ecc…
4- Il disagio della giovane imprenditrice Daniela è lo stesso del giovane imprenditore turistico che ha aperto l’osteria nel paesino sperduto della valtolla e che è sottoposto alla stessa regola che vige in piazza cavalli senza avere i benefici di migliaia di persone che ti “passano” davanti alla vetrina….
5- Il direttore e la ragazza scrivono con moderazione e saggezza che manca troppo spesso a chi muove le leve del comando; scrivono speranzosi che qualcuno giunga qui in montagna e comprenda che così non è possibile andare avanti agendo di conseguenza…rimediando prima che sia inutile.
Il direttore annuncia una sconfitta se………..
Noi la constatiamo, tale sconfitta, solamente perché siamo ancora costretti a parlarne.
Grazie direttore, grazie Daniela!
Daniela non mollare!
Come sempre il blog è attento a tutte le problematiche che ogni giorno si manifestano nella nostra montagna. Ho letto anch’io la lettera di Daniela, che si lamenta giustamente della mancanza d’aiuto delle Istituzioni, che anzi nel suo caso sembrano volersi accanire facendola tribolare in burocrazia e in costi vergognosi.
Io una mezza risposta ce l’avrei.
In questi anni si sono spesi troppi soldi per fare agriturismi finti, il cui unico scopo era averne il finanziamento. Di questi agriturismi qualcuno a livello comunale, provinciale o regionale si è mai chiesto se funzionano davvero?
Io penso proprio di no. E’ una vergogna sotto gli occhi di tutti. A Vernasca e a Morfasso ce ne sono almeno quattro che non hanno mai funzionato. Se per caso qualcuno telefona per informazioni o per prenotare la risposta è sempre: Siamo al completo o in manutenzione. Possibile che non ci sia nessuno che sia o abbia voglia di controllare?
Mi assumo la responsabilità di ciò che ho scritto.
Fausto Ferrari
Tasto dolentissimo! ha fatto bene fausto a chiedere da cittadino verifiche.
Non si aiuta la montagna “furbeggiando”; non si chiedono rigori ideologici ma serietà e utilizzo “dei pochi fondi pubblici” per cose che servono e funzionano.