
Il periodico settimanale delle province di Piacenza e Parma “La Cronaca” che si stampava per Parma e Piacenza sul finire del secolo XIX riporta nell’edizione del 1-2-Agosto 1896 l’inserzione sopra riprodotta.
Fratellanza operaia Garibaldi di Castell’Arquato era una mutua volontaria, come si usava fare al tempo. Nell’Italia intera ve n’erano centinaia e avevano lo scopo di aiutare i soci in difficoltà. Una specie di assicurazione sanitaria e sociale che poteva anche ricevere sovvenzioni da soci “benemeriti”. In questa occasione la “mutua” di Castello ricevette, per il 1895, una elargizione di 500 lire dal Principe Odescalchi e 50 lire dalla Banca di Castell’Arquato.
In un secondo tempo dall’assistenza sanitaria e sociale tout court si passò anche al sostegno dei lavoratori che scioperavano, che acquistavano merci in maniera collettiva, ecc…
A ben vedere i soci erano numerosi e, nel caso di Castell’Arquato, oltre al sostentamento dei soci infermi la “mutua” elargiva anche piccoli sussidi alle socie in occasione del parto, agli orfani e alle vedove dei soci e altri piccoli aiuti …
Fare un parallelo tra il valore di una lira del tempo e di un euro attuale è complicato. Grosso modo un operaio adulto del 1895/99 percepiva mediamente un salario giornaliero di 1,5 lire a fronte di 12 ore di lavoro, anche al tempo un salario basso. In un anno percepiva poco più di 350 lire.
Un kilo di pane costava 0,30/0,35 lire, un kilo di pasta 0,50 lire, un kilo di carne bovina 2,5/3 lire, la farina di mais per la polenta costava 0,20 al kilo, un litro di latte 0,25 lire. Ora si capisce perché gli alimenti più diffusi erano latte e polenta.
Quando un operaio si ammalava non c’erano i servizi sanitari e sociali dello stato e quindi si poteva sopperire, in parte, solo attraverso queste forme di “fratellanza” oppure con la solidarietà parentale.
Tutto questo succedeva solo 120 anni fa.