La Rocca di Tropea, il contesto e i bronzi superstar…(un viaggio alla scoperta delle bellezze italiche-bozza). Di Sergio Efosi Valtolla, fotoamatore, blogger, escursionista e narratore .
Per troppo tempo, da troppo tempo lo Stato è assente. E quando parlo di Stato intendo tutto quello che è “pubblico”. Ora vi spiego perché.
Esco dall’autostrada dopo aver percorso centinaia di km dal nord, e decine di km finali nel rigoglioso e verdeggiante Parco del Pollino, e mi affaccio alla costa marina della zona di Vibo Valantia-Tropea restando stupefatto dal colore del mare, dalla luce, dall’ambiente e dal gran rumore dei flutti del mosso marino…(musica per le mie orecchie).
Un mare, visto dall’alta scogliera di un color turchese e blu da sogno. Poi mi avvicino e mi rendo conto che qualcosa non va. Strade disordinate, siepi che selvaggiamente invadono le strade rendendole pericolose, banchine inesistenti, gran disordine di cartelli segnaletici. Perché tutto questo? Perché questa violenza contro noi stessi, contro questa magnifica terra italiana?
In mezzo a tutto questo, dopo pochi km dall’uscita autostradale c’è la magnifica Tropea, con la sua “costa degli dei”, con un mare da favola. Un luogo, a metà giugno, con poca presenza, prezzi bassi e cibo semplicemente ottimo (e pure del buon vino).
Il centro storico non è più disordinato di altri centri antichi della nostra amabile penisoletta.
Un’ulteriore cosa accomuna nord e sud: strade sconnesse, una buona dose di “laissez faire”, pezzi di case aggiunti di recente a palazzi storici, rudo ovunque.
In pratica, qui come altrove: Stato dove sei? Ti fai vivo solo per riscuotere e poi lasci onori e oneri ai politici locali? E questi che fanno?
Continuo: scendo dalla rupe di Tropea a livello del mare, che confermo essere veramente un gran bel posto, e visito l’isola, simbolo della cittadina.
Qui l’azzurro del mare è vero, il turchese ti incanta e l’ambiente naturale, quando ha resistito agli assalti umani, è altrettanto bello. Da queste parti il mare non ha proprio niente a che fare con certi luoghi blasonati del nord dov’è “brodo”.
E quella rocciosa isoletta sulla quale i frati di Montecassino (?) han costruito quella piccola chiesetta dov’è custodita Santa Maria dell’Isola, incanta con le sue viste panoramiche a perdita d’occhio.
La rupe di Tropea vista da qui sembra un fortilizio difeso da alte mura costruire in più epoche.
Ieri, secondo giorno di presenza, pioveva e allora siamo andati a far un tour nella costa tirrenica, per visitare Scilla e Reggio Calabria percorrendo circa 100 km della Salerno Reggio Calabria (della quale parlo dopo).
Se vai forte non vedi nulla, se invece capisci il senso dell’infinita distesa di roccia della costa tirrenica la segui e la ammiri, ti fermi nelle piazzole di sosta, ti arrabbi o gioisci per tutto questo percorso antropizzato, tagliato nella roccia, dove già han “depositato” disordine e sporcizia.
Eppure è un’opera che a volte non deturpa, che si armonizza con la natura selvaggia.
A Scilla resistono il vecchio quartiere dei pescatori, il castello chiaramente da attrezzare un po’ di più e la bella chiesa matrice.
Mare sempre da sogno.
E poi arrivi a Reggio Calabria e attraversi periferie da schifo totale (anche qui poco diverse dall’uscita dell’autostrada di Piacenza!) fino a raggiungere un gran bel centro incastonato tra mare e museo archeologico nazionale.
Un museo da volare…con reperti antichi che non ti aspetti. Qui si viaggia nel tempo, tra l’età del bronzo, migliaia di anni prima della nascita di Cristo, le prime popolazioni calabre, la Magna Grecia e il medioevo. Poi accedi alla Sala dei Bronzi, si con la B maiuscola, da emozione allo stato puro e allora le strade dissestate, il rudo sparpagliato ovunque, il disordine li dimentichi e pensi come sia possibile che per ammirare tanta bellezza si debba accettare sto gran caos italico.
Questa è la Calabria tirrenica, ora prendo il traghetto e inizio il periplo della Sicilia dai luoghi greci al buon cibo, dal mare ai centri storici del barocco più bello del mondo…
LA SALERNO-REGGIO CALSBRIA, UNA BUONA SORPRESA.
Pochissimi cantieri, non più di quelli normalmente presenti dalle nostre parti, poche stazioni di servizio ma forse non ne servono altre, buon asfalto, si entra e si esce e non si paga.
Spero che la manutenzione ordinaria sia fatta bene e costantemente. Un’opera che serve per il turismo del sud, alla quale aggiungere una buona rete viabilistica per raggiungere agevolmente i paesi che l’autostrada attraversa (con i soldi stanziati per l’inutile ponte sullo stretto, si completino le infrastrutture viabilistiche da Salerno a Reggio, carentissime o del tutto inesistenti per uno sviluppo del turismo e dell’agricoltura in una delle zone più belle d’Italia).
Ahhhh l Italie que de merveilles!!!!!!bisous