
Che “Arquato” non derivi da “arcuato” ?? La tesi è emersa Sabato nel corso del bellissimo convegno tenutosi nell’antica chiesa dedicata a Sant’Antonino a Veleia.
A sostenere la tesi era chiamato il prof. Giorgio Petracco che ha esposto un saggio interessantissimo dal titolo ” la storia più antica di Castell’Arquato da Antium a Fines Castellana”.
Castell’Arquato è l’erede di Veleia e, il borgo, viene citato in documenti del 760 d.c.
Sembra aver raccolto [castello] i fasti e l’eredità veleiate, antica città delle tribù “ligures” che popolavano la zona prima dei romani, città in seguito romanizzata che ha sempre goduto di ampia autonomia; città misteriosamente abbandonata in seguito a smottamenti [o semplicemente decaduta?] nel III° secolo, nel 270 d.c. circa.
Veleia “abbandonata” perché esisteva poco distante un alternativa migliore? Castell’Arquato “romana”, contemporanea, della Veleia imperiale?
Per giustificare tale sua affermazione, il professore, ha esposto la “storia” del toponimo “Arquato”, presente in diverse parti d’Italia e sempre per indicare un luogo “romano” [Arquata Scrivia posta sui monti alessandrini poco distante dall’antica “ligure” Libarna o Serravalle Scrivia; Arquata del Tronto, Arquà….].
In questi luoghi, ha sostenuto il professore, vi era sempre un motivo “per tale denominazione” che si trattasse di un acquedotto romano, di un ponte molto alto ad archi o cose simili è facile sostenerlo ma a Castell’Arquato che cosa doveva esserci di tanto importante per usare il toponimo “a r c u a t o “? Un acquedotto romano, un ponte ad archi?
In realtà fino a ora non si sono rinvenute tracce di vecchi acquedotti ma, fino ad un paio di secoli fa circa, era presente uno stretto ponte arcuato che attraversava l’Arda e permetteva di entrare nel vecchio borgo.
Che sia la traccia…?