Se 30 milioni vi sembran pochi….

ruspe in valtolla

Se in 3 anni, dal 2008 al 2010,   abbiamo speso 30 milioni per la montagna piacentina e se la situazione continua a essere grave significa che i conti non tornano!

Riferiva “Libertà” di ieri di un incontro avvenuto in Provincia sulla montagna piacentina dove erano  presenti assessori e sindaci durante la quale sono emerse tali info.

Estrapoliamo, dal quotidiano citato,  un breve passaggio …

“I conti devono tornare. Se, come emerso dall’indagine dell’agenzia di sviluppo “Soprip” commissionata dalla Provincia, sono stati erogati trenta milioni di euro dal 2008 al 2010 a favore della montagna piacentina (precisamente, quattordici destinati alle imprese e sedici agli enti pubblici), dovrebbero essere “ritornate” altrettante risorse sul territorio, in termini di qualità della vita e servizi. Un territorio “vecchio” dove l’età media della popolazione è sbilanciata oltre i 64 anni, ma un territorio dove la popolazione straniera giovane è cresciuta dell’800 per cento, dal 2000 al 2010……”.

Ammettiamo di essere  rimasti “impressionati” dalla cifra esposta: 30 milioni in soli 3 anni per lo sviluppo (?)!

Ma quello che “diverte” (si fa per dire) è pensare che con il solo il 50 % di questi 30 milioni di € si potrebbe organizzare un mega servizio di vigilanza e manutenzione idraulica del territorio preventivo  che non avrebbe eguali….imbattibile e quanti posti di lavoro!!

Con 15.000.000  di €,  considerando che una sola ora di lavoro costa ad un impresa agroforestale circa 13 €, significherebbero ben 1.150.000  di ore (oltre un milione di ore di lavoro!!).

Un milione di ore per vigilare e per riparare già dal piccolo guasto idraulico evitando che questo diventi una “voragine” e scateni frane devastanti che costano ben di più….

Con una cifra del genere 50 lavoratori fissi quasi a tempo pieno, in autogestione, per 10 anni avrebbero assicurato reddito per effettuare un lavoro utile! Per oltre  10 anni sarebbero occupati 50 giovani ….certo non per fare i cantonieri ma per fare gli operai idraulici-forestali autogestiti. Vi sembra poco? Socialmente vi sembra irrilevante?

[la ricerca presentata in Provincia, nell’incontro citato,   è stata fatta da Soprip……molto apprezzabile!]

4 commenti

  1. vorrei commentare con altre perole ma non posso… non posso permettermi un avvocato…
    Ma conosco tutti gli amministratori che hanno sperperato denaro pubblico non solo negli ultimi 4 anni ma almeno negli ultimi 30 anni. Dai tempi dei laghetti d’oro ai corsi professionali forestali fantasma, dalle potature dei castagni morti fino ad arrivare ai finti agriturismi. Ora l’ultimo filone sono le finte cooperative forestali con 0 addetti e lavori in subappalto… Un fiume di denaro che forse ha fatto più danni dei nostri torrenti non regimati. ma il danno più grave è forse quello perpetrato all’orgoglio delle popolazioni locali, rese contributo-dipendenti e miopi, incapaci non solo di vedere un futuro nello sviluppo del settore idraulico-forestale ma solamente di immaginare la potenzialità economica rappresentata dalla tutela del proprio territorio.
    PS… si potrebbe analizzare il fenomeno partendo addirittura dai “piani verdi” di fanfaniana memoria, ma forse sarebbe troppo doloroso scoprire che i contributi per lo sviluppo rurale male gestiti sono stati l’imput per l’abbandono della montagna. ciao

    • si i contributi per lo sviluppo rurale male gestiti sono stati l’imput per l’abbandono della montagna!
      Per stare in montagna bisogna avere un’attività economica e le strade potrebbero essere due: turismo e agricoltura (nel senso più ampio del termine).
      Ma ribadiamo che con 15 milioni ( la metà di quelli spesi in 3 anni), facendo cose serie e non le solite pagliacciate e dell’assistenzialismo becero, si potrebbero incaricare 50 giovani (nelle forme imprenditoriali più consone) a presidiare, aggiustere e sorvegliare il territorio già dalla prima crepa e non quando vi sono voragini tragiche che per poterle riparare ( quando ci si riesce) occorono decine di milioni…..
      50 giovani per 10 anni garantiti di lavoro e non con grandi investimenti in mega macchine (dove il vero guadagno lo avrebbe chi vende questa macchina e basta!) ma con il minimo indispensabile…..
      pensate alla differenza: con la nostra proposta in 10 anni si spenderebbero 15 milioni e si avrebbe un impatto sociale eccezionale, con i soliti sistemi in 10 anni si spenderanno con scarsi risultati, almeno 45-50 milioni di soldi nostri!
      50 giovani che con badile e carriola mantengono canalizzazioni, e riparano le microfrane in tempo reale ( in questo caso con una piccolissima ruspa) ……diverrebbero una vera eccellenza, avremmo un territorio più curato, si potrebbero fare meglio le altre attività produttive e socialmente avrebbe un ritorno inimmaginabile…ecc….
      grazie marco del commento che ci ha dato il “la” per questa replica.

  2. Ciao, 30 milioni in 3 anni sono una bella cifra! Niente da dire, ma credo sia utile non farsi trasportare dai sentimenti e dire che non hanno avuto un ritorno positivo sul territorio, intendiamoci potrebbe anche essere, ma non è semplice dire se sono andati a buon esito oppure no, senz’altro non è facile dirlo adesso.

    In parte questi fondi sono andati ad enti pubblici che li hanno utilizzati per finalità collettive (ad esempio interventi su immobili da destinare alla promozione del territorio e dei prodotti tipici), in parte sono stati utilizzati a favore dell’attività agrituristica che, rientrando nella definizione di “diversificazione del reddito” delle aziende agricole, di fatto aiuta l’impresa agricola, spesso familiare, a rimanere sul territorio con quel che ne consegue in termini di vitalità del territorio stesso.

    Una quota sostanziosa è riconosciuta all’azienda agricola in funzione della sua esistenza in zone svantaggiate (scusate l’assenza di termini tecnici) in termini di custode del territorio.

    In parte sono stati utilizzati per l’insediamento di giovani in agricoltura e per il potenziamento delle aziende agricole, in questo settore Piacenza ha dimostrato una vitalità elevata a livello regionale, insediamento di giovani in agricoltura significa aiutare un giovane agricoltore con meno di 40 anni ad avviare la sua attività agricola. Quarant’anni significa probabile padre di famiglia, quindi significa una famiglia cui si danno prospettive di vita sul territorio di collina e montagna.

    L’utilizzo di questi fondi è subordinato a regole di natura regionale e comunitaria (su queste si che potremmo parlare in termini di adeguatezza ad un territorio rurale come quello appenninico) e devono essere utilizzati in modi precisi e in tempi certi, l’esempio dei 50 giovani impiegati per 10 anni non è realizzabile tecnicamente all’interno del PSR. E’ chiaro che si trattava solo di un esempio di uso alternativo e credo sia sensato e utile immaginare un uso continuato nel tempo di queste risorse su pochi ma stategici obiettivi, dove è stato possibile è stato fatto.

    La manutenzione del territorio è fondamentale, ma se è vero come tutti dicono che la situazione è drasticamente peggiorata con il continuo abbandono dei territori montani, la presenza di aziende agricole vitali ed innovative (proprietà più accorpate, attenzione all’uso delle fonti alternative, riutilizzo economico e turistico delle risorse forestali, ecc) può garantire una miglior tutela del territorio stesso, altrimenti si rischia sempre di dovere tamponare delle emergenze.

    In questo senso credo che le Misure del PSR possano dare un buon contributo. Quanto? Riepeto, secondo me sono dati da analizzare nel breve periodo almeno.
    Sicuramente c’è molto da migliorare ancora..

    Grazie
    Ciao
    Giuseppe

    • Sulla questione che tu poni “Una quota sostanziosa è riconosciuta all’azienda agricola in funzione della sua esistenza in zone svantaggiate (scusate l’assenza di termini tecnici) in termini di custode del territorio” sono siocuramente d’accordo con te. Serve fare così! D’altronte in pianura o dove vogliamo per certe situazioni non si usa la cassa integrazione ecc..ecc..? Quindi in montagna dove l’unica o quasi attività “produttiva” rimasta è agricola è giusto sostenerla.
      Per il resto si tratta di scelte politiche. Certo poi ci sono gli agriturismi (tutti veri? Tutti funzionanti? Tutti funzionanti solo in fase di collaudo e poi…?) che sono utili e integrano il reddito dell’azienda ma abbiamo anche visto interventi molto diuscutibili che a noi son sembrati fatti perchè c’era da spender soldi. Forse siamo un po’ maliziosi ma i furbi…
      Quanto alle aziende agricole con proprietà più accorpate…io ne conosco veramente poche e se ci sono ben vengano. In tal caso un occhio di riguardo è ottima cosa.
      Torniamo alle scelte politiche. Non penso che si possa restate in montagna con questa situazione disastrosa dal punto di vista infrastrutturale (e non apriamo il capitolo servizi per l’infanzia, la scuola, ecc…) in un contesto che peggiora sempre.
      Fare un grande progetto per stabilizzare i giovani in montagna permettendo loro di esercitare una vera utilità sociale collettiva, godere dei servizi essenziali, non condurre una vita isolata da eremita senza scambi con il resto del mondo è vitale se si vuol salvare l’Appennino. 50 giovani sono un dato enorme per il nostro appennino ma, anche qui, occorre evitare la “furbata” sempre presente anche localmente (spesso i peggiori amici della montagna li troviamo dietro l’angolo e non solo nelle lontane stanze del potere…), occorre lavorare seriamente perchè sia garantito il “risultato”.
      discorso lungo ma… possibile.
      Questione di scelte politiche.
      Grazie per il contributo.
      a presto
      sergio

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