Parco Provinciale: problemi?

cartina-valdarda-parco-provOggi, 1° agosto 2013, sul quotidiano libertà appare questa lettera al direttore di un cittadino che riportiamo integralmente…

la rubrica “Libertà di Pensiero” (con le innumerevoli segnalazioni) sappiamo che è sempre presa d’assalto dai concittadini nel bene e nel male.
Se permette ho qualcosa da segnalare anche io, purtroppo di negativo.
Dopo aver trascorso una giornata al Parco Provinciale (per sfuggire alla calura) metto al corrente tutti i concittadini del disagio constatato e vissuto insieme a mia moglie.
Il rifugio/bar/trattoria era chiuso! Perchè i gestori se ne sono andati? Chiuso il locale, chiuso i servizi! Perché non l’hanno fatto sapere i responsabili? Molta gente arrivata senza “provviste in proprio” sono state costrette ad andarsene.
Gli “autosufficienti”, una diecina in tutto, hanno dovuto servirsi del bosco per i propri bisogni…. E il bosco è già stato tappezzato, qua e là, da fazzolettini bianchi, quelli da naso, non biodegradabili. Abbiamo una bellissima posizione a 800/900 metri di altitudine a due passi da casa (90 km andata e ritorno) che è un tesoro. Perché valorizziamo il Parco? Un servizio igienico è indispensabile! Chi sono i responsabili?
Perché non dare da gestire “gratis” quel sito per un servizio che è costato tanti soldi per costruirlo?
C’è già pure una porta nel retro quasi divelta. Lasciamo tutto in mano ai vandali? Non possiamo accettare l’abbandono in atto. Saremmo corresponsabili! Allora cari concittadini uniamoci per protestare. Vi prego, sinceramente!  Emanuele Bergonzi, Piacenza

La risposta del direttore è di questo tenore…

Trasmetto  ai “responsabili” del Parco Provinciale questa protesta denuncia del sig. Bergonzi e poi cita le informazioni che si ricavano dal sito WEB del Parco (consorzio di privati che opera in sinergia con gli Enti Locali) «…consorzio… che ha lo scopo di pianificare gli interventi di recupero dell’ecosistema»… Considera, il direttore, che gli ultimi aggiornamenti del sito WEB  risalgono al 2006… «nel “cuore” del Parco Provinciale è situato il rifugio-ostello. Si tratta di una struttura dotata di un locale per la ristorazione e di alcune camere che possono ospitare fino a 25 persone». Infine informa, rispondendo al lettore,  che c’è anche un numero di telefono, ma la Telecom a chi chiama comunica che è un numero inesistente suggerendo di  aggiornare il sito e informare  la gente della situazione denunciata.

COMMENTO DEL BLOG

Siamo stati centinaia di volte al parco! I ricordi più belli quando, pur contanti  limiti, c’era la sig.a Pina…sempre aperto. Un panino, una bibita , un gelato, un Tè…andavano benissimo e poi c’erano i servizi igienici e una stufa calda in inverno o nel tardo autunno. Erano tante le famiglie che incontravamo il sabato e la domenica, erano parecchi anche coloro che andavano semplicemente a passeggiare sapendo di poter contare su un ristoro sicuro. Poi ci si soffermava ad ammirare i naif della Pina.

“Tolta di mezzo” la Pina,  il rifugio-bar fu ricostruito (molto brutto!!) e lo inaugurarono poco oltre 10 anni fa ma di gran gestione non ne abbiamo mai più vista. Grosse pretese, molte aspettative, qualche buona idea ma alla fine non è rimasto granché. Negli scorsi anni abbiamo tentato invano in primavera (per qualche sabato) di verificare l’agibilità dei servizi ma è stato opera ardua. Ci siamo riusciti solamente una volta su cinque.  Peccato…

Ci auguriamo si tratti di crisi momentanea e che tutto si risolva rapidamente…entro pochi giorni.

4 commenti

  1. Aggiungerei alle osservazioni del Sig. Bergonzi che l’Ente Parco prende ogni anno dalla provincia circa 20.000 Euro per renderlo fruibile, cosa è stato fatto con questi soldi?
    Ricorderei inoltre il taglio selvaggio dello scorso anno ad opera dei soliti furbi con utilizzo anch’esso di fondi pubblici e i soldi spesi per la promozione da parte ancora della Provincia, avrete notato qui cartelli incomprensibili e privi di contenuto con scritto UP-pennino Piacentino? Boh!
    Per la fruibilità l’unica cosa che hanno è stato mandar via le uniche persone che nel bosco ci andavano per goderselo: i campeggiatori.
    I “terribili” campeggiatori, quelli che sporcavano dappertutto, sono stati finalmente scacciati, allora perché ancora tanto rudoin giro?
    Quest’anno anche la festa di San rocco era in forse.
    La verità signori è che la volontà dell’Ente è proprio quella di fare in modo che nessuno ci vada e di pigliare dai fondi pubblici, come ovunque in Italia, quello che si può.

  2. La scorsa estate il rifugio era aperto. Che quet’anno fosse chiuso non lo sapevo. Il problema che tutta la zona sta morendo ed e’ un peccato.

  3. Salve,
    sono Chierici Kristina e lo scorso anno, con alcuni altri ragazzi dell’associazione sportiva di cui faccio parte, abbiamo entusiasticamente gestito il rifugio, sette giorni su sette dalle nove del mattino a mezzanotte da inizio aprile a fine settembre.
    Di tutti i giorni che abbiamo passato al parco provinciale abbiamo ricordi stupendi e per questo mi sento in dovere di commentare questa lettera del sig. Bergonzi.
    Mai, in tanti anni di vita associativa, ci siamo sentiti accettati e benevolmente accolti come duranti i sei mesi in cui abbiamo gestito il rifugio del parco provinciale.
    Non solo il luogo è splendido ma anche le persone lo sono.
    Non farò nomi per paura di dimenticare qualcuno ma sono davvero tantissime le belle persone conosciute durante la scorsa estate!
    Ne è prova evidente il fatto che in questi giorni ricevo frequenti telefonate sul cellulare (che avevo messo sui volantini del rifugio mentre avevamo il telefono in avaria…) di persone che mi chiedono se il rifugio è aperto.
    Io sono passata a metà luglio ed era ancora chiuso, anche se girava voce che forse avrebbe riaperto a breve.
    Sono davvero dispiaciuta che i soliti rimpalli italiani tra enti pubblici abbiano fatto sì che si creasse questa situazione di disagio per i visitatori del parco, ma ci tengo comunque a rispondere alla domanda del sig. Bergonzi:
    “Perchè i gestori se ne sono andati?”
    I gestori “provvisori” e in subaffitto alla precedente gestione, che poi saremmo noi, se ne sono andati tra lacrime e delusione quando, dopo lungaggini burocratiche senza fine e vane speranze, la provincia ha passato la proprietà del rifugio al comune di Morfasso, non prima però di averci fatto completamente sgomberare l’immobile.
    Fino all’ultimo è sembrato che potessimo avere qualche possibilità di rimanere per trovarci poi incastrati in un trasloco in mezzo alla neve a fine anno.
    Noi abbiamo portato via le nostre cose, il precedente gestore che ci aveva subaffittato i locali ha portato via le sue e dopo questa amara esperienza abbiamo deciso di trovarci un immobile nuovo da gestire, questa volta privato, per non dover mai più lottare contro enti assenti se non inesistenti, troppo impegnati in faccende più grandi ed importanti che non dare ascolto ad un gruppo di persone volenterose ed entusiaste che erano pronte a trasferirsi in toto presso il rifugio pur di poterlo gestire al meglio estate ed inverno.
    Spero davvero che la situazione si risolva in tempi brevi, lo spero perchè nonostante la mia personale delusione il posto e le persone che lo frequentano sono fantastici e, anche solo da turista, passerei davvero volentieri qualche bel pomeriggio al parco provinciale che mi è sinceramente rimasto nel cuore.

    Kristina Chierici

  4. Siamo una famigliola con bimbi che spesso fa piccoli pic nic al Parco Provinciale, che fino allo scorso anno terminavano con un bel gelato al rifugio. Quest’anno ci è dispiaciuto moltissimo constatarne la chiusura e, se pure continuiamo i nostri pranzi all’aperto, ci manca molto il rifugio, dove a volte ci fermavamo per la cena, scampando alla canicola della pianura. Ci auguriamo riapra presto. Speriamo inoltre che tutte le attrezzature che sono ora incustodite e prive di manutenzione, quelle del Parco Avventura, vengano mantenute in buono stato: sono una bella risorsa, sarebbe un grande spreco lasciarle a se stesse. Allo stesso modo, caldeggiamo una oculata gestione del parco, volta alla salvaguardia di quell’habitat prezioso più che al suo sfruttamento economico.

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