
Io canto la mia terra e la mia gente, e sono certo non inutilmente.
La fede ha fatto innalzare una croce sulla vetta più alta dove sento la campana.
Il vento soffia forte sul castagno secolare che per tante generazioni è stato popolare.
Io canto la mia terra ricca di storia e tanto bella dove la campana suona a festa,
dove ogni goccia d’acqua è preziosa come il pane,
e scorre tra sassi, rovi e felci per dissetare e rallegrare.
Ti canto terra abbandonata e riscattata perché ora i rovi crescono dove prima c’era il prato.
I giovani van seduti sul tram e pigiati alla ricerca dell’ambaradan.
Son di corsa in autostrada, non cascano dalla pianta ma si schiantano a centottanta.
Non rimpiango la povertà ma la semplicità e la sobrietà,
e qualche casa ormai chiusa ben presto crollerà.
La mia terra pur aspra e avara è sempre più preziosa,
perché è la mia ultima dimora.
(poesia rurale raccolta da Sergio Valtolla e G.A.)