Valdarda e Valtolla: tra proteste, bandiere e ferite aperte …

mille bandiere ...LA PROTESTA DI MAGGIO

Domenica 24 Maggio p.v. si svolgerà una manifestazione popolare per la tutela della Salute e dell’Ambiente della Val d’Arda.

Il ritrovo è fissato alle ore 14:30 a Lugagnano (in Piazza Casana) dove partirà un grande corteo di donne, uomini, famiglie, bambini, associazioni, agricoltori, imprenditori, lavoratori e chiunque voglia difendere il proprio futuro in questa valle.
Si tratterà di una grande passeggiata fino allo stabilimento Buzzi-Unicem per far capire a chi governa che il progetto CarboNeXT non potrà calpestare i nostri diritti e la nostra vita.
Al ritorno a Lugagnano sarà allestito in piazza un ristoro. Alla partenza saranno distribuite le magliette dei Comitati, palloncini e bandiere. La protesta dei cittadini ha portato i promotori a organizzare questo appuntamento molto importante per far sentire, ancora una volta, la protesta se possibile ancor più forte contro quello che sta avvenendo e che non sembra preoccupare le istituzioni provinciali, regionali e nazionali.

IL 24 MAGGIO E LA STORIA

il 24 maggio, giorno prescelto per la protesta contro l’ipotesi di utilizzo del CarboNext alla cementeria di Mocomero di Vernasca,  è anche , volenti o non,  una data parecchio simbolica: 100 anni fa l’Italia entrava in guerra, quella più inutile tra quelle definite “risorgimentali” che costò altissimi sacrifici umani alla popolazione dell’intero Paese e la morte di centinaia di giovani vite al fronte (650mila morti). Si trattò, per l’ennesima volta, di una guerra inutile e crudele come mai si era visto fino ad allora, nell’era contemporanea. Una catastrofe fintamente mascherata da guerra patriottica che in realtà porto in Italia il fascismo e in Europa i totalitarismi di Hitler e Stalin. Pensare a quella Prima Grande Guerra Mondiale significa anzitutto dedicare un pensiero ai giovani di quelle generazioni che sono stati mandati al massacro (a ondate umane contro mitraglie, cannoni e gas letali) nel nome di interessi effimeri, che hanno perso il dono più prezioso, quello della vita, arrecando immmi dolori alle loro famiglie. Tra questi tanti partirono dai nostri  colli e dai nostri monti e mai più tornarono. Noi abbiamo il dovere di ricordare questi inconsapevoli eroi. Il modo migliore per “fare memoria” è operare perché ciò che è accaduto non si ripeta mai più, anche e soprattutto nella consapevolezza che il dramma degli anni ’15-’18 non soltanto si è prolungato ed ulteriormente dilatato nei sistemi dittatoriali e nella Seconda Guerra Mondiale, ma si continua a riproporre anche oggi in tante zone del mondo “dove la Terra brucia”. Il modo migliore per “fare memoria” è non permettere a nessuno di “violentare” la nostra terra e minare la salute della nostra gente.

MA QUANTE ALTRE FERITE APERTE…

Ma la piccola e breve (rispetto alle altre vallate piacentine maggiori) Valdarda di problemi ne ha parecchi altri.

Già nel solo secolo scorso, hanno usato tanta violenza su questa terra. Lo stato del tempo, la monarchia, non si fece scrupoli di autorizzare certi interventi senza considerarne le ricadute sociali e ambientali irreversibili. Così bastarono pochi anni per fare in modo  che l’intero patrimonio boschivo secolare dell’alta valle dell’Arda, ancora presente dopo la grande guerra del 1915-18, tra Rusteghini e Teruzzi e dintorni  venisse depauperato per farne traversine per lo sviluppo della ferrovia in cambio di pochi soldi che non evitarono un successivo esodo in massa della popolazione locale. Sparirono di colpo centinaia di ettari di cerri secolari con un danno ambientale mai quantificato ma ben intuibile e irreversibile.

Fino al primo dopoguerra da queste parti non esistevano praticamente strade vere e proprie oltre Lugagnano e la Salita della Vernasca che collegava il fondovalle con lo “Stradone di Genova” che conduceva fino a Bardi e oltre. Eppure non ci volle molto a sbarrare l’Arda a Mignano, a cavallo degli anni ’30 del secolo scorso, provocando un immane cambiamento climatico, per dare tanta acqua alla pianura assetata. Pianura che ancora spreca tanta acqua raccolta in questo lago artificiale per irrigare colture con metodi che ora più che mai hanno poca ragion d’essere. Lago poco valorizzato, anzi per nulla, dal punto di vista turistico.

POI VENNE LA CEMENTERIA

Inoltre, dopo la costruzione della grande diga restò a operare una cementeria che poco per volta divenne grande, sempre più grande per una piccola valle; e ora questa è enorme, impattante sul paesaggio e tremendamente misteriosa…tremendamente inquietante e chissà quali altri sorprese negative ci potrebbe riservare. Pare che sia autorizzata dalla provincia e dalle regione la riapertura delle cave sul monte Vidalto per estrarre sassi da trasformare in cemento. Se fosse vero sarebbe un ulteriore colpo micidiale alla bellezza della vallata, alla sua salubrità e la fine per qualsiasi attività agri-biologica nel raggio di parecchi km. Se tutto questo fosse vero  ci troveremmo di colpo a convivere con un grande inceneritore, una  grande fabbrica di cemento e una grande cava di sassi che porterebbe alla distruzione di uno dei monti simbolo della valle.

SI PENSO’ A UN PARCO PROVINCIALE

Sempre nel medesimo periodo si parlò di possibile nascita di un parco sul meraviglioso “acròcoro” (altopiano) del Moria ma in una “notte lunga e buia” la sua parte più preziosa venne tagliata…sparì una rarità topiaria: l’originale e secolare bosco delle fate. L’idea del parco si era nel frattempo concretizzata  ma non decollò mai più e pochi anni fa qualcuno pensò bene di provocare un secondo colpo mortale a questo importante fabbrica ecologica e produttrice di buon ossigeno gratuito. Vennero, pare autorizzati, avviati lavori chiamati di “risanamento” e “pulizia del bosco” di centinaia e centinaia di grandi piante. Poi qualcuno decise di fermare il tutto ma il danno era fatto e  vedremo come andrà a finire. Una cosa è certa: per molti anni ancora questa ferita sarà ben visibile e non ci si potrà fare granché.

IL SECONDO GRANDE ALTOFORNO

Infine a Lugagnano si insediò anche una grande fornace che di buono portò lavoro; ma anche il velenosissimo amianto (sepolto, nel corso di lavori di manutenzione dell’altoforno nell’antistante piazzale della fabbrica e poi ritombato nel piazzale medesimo; ci dicono messo in sicurezza,  ma pur sempre sotto i nostri cieli valdardesi) e, come nel caso della grande cementeria già citata, tanto traffico pesante e tutto quello che mai ci hanno detto…

MA L’INCENERITORE NO…

Ci siamo chiesti perché si vuol continuare a infierire contro questo fragile territorio.

Ci siamo chiesti perché proprio in questa piccola valle una cementeria vuol bruciare anche carbone da rifiuti.

Ci siamo chiesti perché a pochissimi politici, piacentini e valdardesi in primis, interessa la salute della popolazione valdardese.

Ci siamo chiesti chi mai, e perché mai, si  dovrebbe  autorizzare l’uso di combustibili provenienti da rifiuti  in  Valdarda tra Lugagnano e Mocomero di Vernasca.

Ci siamo chiesti chi mai, e perché mai, vuol fare della Valdarda la pattumiera di Piacenza!

Per noi non ci sono dubbi o scorciatoie tecniche ma solo soluzioni politiche e di buon senso: il ciclo economico di una fabbrica “insalubre di prima categoria” (com’è classificata una cementeria) ha una sua durata dopodiché l’impianto, e l’investimento fatto a suo tempo, dovrebbe essere stato ammortizzato e di conseguenza “smontato”, smontato e basta. Per noi quella fabbrica si deve chiudere  senza se  e senza ma! Meglio pagare quelle poche decine di operai fino alla pensione, e impiegarli in lavori socialmente utili, piuttosto che compromettere la salute nostra e quella delle future generazioni e gravare pesantemente sulla sanità pubblica.

MA LA VALLE,  E I SUOI DINTORNI, E’ ANCORA MOLTO BELLA…

Nessuno, fino ad ora, è riuscito a distruggere questa valle che, nonostante le ferite inferte,  resta meravigliosa.

Ci sono luoghi antichi molto belli, una viticoltura di qualità, monti del crinale, oltre il lago di Mignano, assolutamente unici.  Valli laterali alla principale che non hanno eguali. La Valdarda vanta scenari naturali incontaminati dalla riserva del Piacenziano al Menegosa passando per il parco del Moria, tanti altri monti e colline bellissime dove operano trattorie e osterie presso le quali  mangiar bene è assicurato. Senza dimenticare le antichità e la storia, i prodotti naturali e la gente ospitale e operosa. E non è tutto…

ANCHE PER QUESTO, PER CONSERVARE E DIFENDERE ANCHE TUTTO QUESTO,  SIA BENVENUTA QUESTA MANIFESTAZIONE!

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