Perché ci preoccupiamo tanto di restaurare le vecchie case, le case antiche, le case di fascino?
Perché hanno molto, tanto da raccontarci sul nostro passato, sulle abitudini sociali dei nostri luoghi, sulla cultura abitativa del tempo ( le decorazioni esterne e interne, l’architettura, il trattamento dei materiali da costruzione, la storia della tecnologia edilizia….). Le vecchie case sono oggetti “d’antiquariato” in cui viviamo nel senso più ampio del termine e che dovrebbero essere celebrate e apprezzate per le loro particolari qualità molto di più di quanto non si faccia anche in valtolla.
D’accordo la proprietà privata (e chi mai la vuol mettere in discussione?), d’accordo su ciò che volete ma un vecchio edificio che crolla per incuria, assenza della proprietà, litigio tra eredi, non è accettabile! Occorre smettere di farci del male collettivamente!
Se non si mette mano a queste emergenze che potrebbero riconsegnare sviluppo al territorio (il recupero edilizio è quasi del tutto fermo come il resto dell’edilizia con grave danno per l’economia locale e per i comuni che potrebbero incassare imposte varie e guadagni sulle utenze….anche sulle seconde case, dove grava ancora l’ ICI…ecc..) si va verso un ulteriore e grave impoverimento della vallata..…che ora resiste.…eroicamente resiste.
Il ripristino di una vecchia casa non solo contribuisce alla ripresa economica, che è quanto mai urgente, ma rinnova il patto tra l’uomo e il territorio, preserva un paesaggio, rinnova la cultura, mantiene alta la socialità e viva la comunità.
La valtolla country, la val d’arda, le valli piacentine, i nostri Appennini hanno un patrimonio da riportare a galla.
Come se vivessimo in un contesto di economia sommersa…..non perché c’è lavoro nero…ma per mancanza di lavoro che pure ci sarebbe ma è “sommerso”.