I briganti della valtolla e della valdarda: banditi o patrioti?

Sicuramente spiriti liberi! Ingenui, ma liberi!

Amanti della loro terra, delle loro tradizioni, anti napoleonici per necessità, ma anche anti borghesi, poveri cafoni maltrattati dal potere, da tutti i poteri forti!

La storia, si sa, la scrivono i vincitori e i cosiddetti briganti, tanto al nord, quanto al centro che al sud sono stati dei perdenti.

La storiografia ufficiale ha snobbato questi fenomeni che….. hanno interessato molte regioni italiane (allora erano stati sovrani o quasi) tra il 1700 e la fine del 1800 perché  i loro protagonisti erano “scomodi” tanto per una lettura da destra quanto da sinistra.

Per la destra quelle lotte erano “particolaristiche” e poco riconducibili alle premesse risorgimentali che propugnavano l’unità del Paese mentre da sinistra erano viste come lotte strumentalizzate dalla vecchia borghesia, clericale e anti progressista ( il progresso era Napoleone?).

Non importa che si trattasse di poveri contadini, di ingenui boscaioli, di intrepidi montanari perché erano ” fuori luogo”…fuori tempo.

Eppure questi uomini rientravano in quel disegno federalista di “nazioni” tanto caro a Carlo Cattaneo…..anch’egli molto dimenticato.

In vallate dimenticate dal potere centrale degli Stati di allora si poteva sperare che dalla Francia arrivassero gli egualitari, i liberi e invece arrivarono i generali di Napoleone che non perdettero tempo nel sequestrare i muli, gli animali da lavoro di montagna e preteso l’arruolamento volontario dei giovani per formare l’armata italiana che avrebbe dovuto supportare la “liberazione”  armata d’Europa che propugnava Napoleone ( follie imperialiste).

I montanari si opposero, insorsero e furono duramente repressi…molto duramente!

La disperazione, la fame, la miseria, l’ingenuità di questi cafoni li portarono  a morte sicura con forche, marasse e bastoni contro i cannoni e i fucili dei dragoni napoleonici.

Vinti furono incarcerati e torturati…come si usava allora per estorcere le confessioni “spontaneamente” e quindi, reo confessi, impiccati o fucilati e le loro case e i loro  villaggi bruciati…..Pedina incendiata, Vigoleno assaltata a cannonate dai napoleonici,  i pochi muli dei boscaioli confiscati.

Uomini e donne per secoli già costretti a sopravvivere in terre aspre, povere, dimenticate, senza una presenza istituzionale civile si videro “spogliati” dei pochi mezzi di sostentamento, a dover ancora una volta subire senza ricevere nulla, senza poter nemmeno parlare… In terre dove ampio fu, nei secoli che precedettero questi momenti, il fenomeno del “brigantaggio sociale”….come stato di necessità dall’indigenza totale alla quale era costretta l’intera popolazione ” abbandonata a se stessa dal potere costituito”.

“Banditi! Sono banditi! Godono della connivenza delle popolazioni locali che li nascondono, li nutrono..li difendono con i loro preti in testa…i soldati francesi non fanno mai grazia ai ribelli …fate bruciare cinque o sei paesi e fucilare  una sessantina di persone…..” questi erano i propositi napoleonici, nel pieno della sua potenza ( 1805/06) contro questi poveri montanari del ducato di Parma e Piacenza.

Tra i centri più attivi anti napoleonici vi furono Pellegrino parmense, Bardi, il Monte Moria, Vigoleno, Salsomaggiore,  Boccolo, Tarsogno e tanti paesini tra cui Pedina…bruciato come  Mezzano Scotti.

La tecnica era sempre la stessa: terrorizzare e ammazzare gente inerme per dare il buon esempio..

In queste zone i parroci, quasi tutti si schierarono con i loro parrocchiani e furono duramente, a loro volta, colpiti e repressi.

A noi piace ricordare  questi rivoltosi catturati e torturati e “convinti” d’aver fatto parte di atti contro l’autorità e meritevoli di punizione….e fucilati.

BUSSANDRI GIUSEPPE, detto ” Mossetta”, generale degli insorti, briganti delle valli dell’Arda, Valtolla e Ttirone di anni 30 fucilato il 2 Maggio 1806 alle 10 di mattina.

-GANDOLFI GIUSEPPE, nativo di Vigoleno, di anni 37 comandante di briganti rivoltosi fucilato l’11 FEBBRAIO 1806.

-CAVAZZUTI ANDREA, detto “il duca della valtolla” di anni 34 di Pedina fucilato il 28 Aprile 1806.

-VILLA MARCO,  da Sperongia  (valtolla), di anni 40 fucilato il 28 Aprile 1806;

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