Parchi eolici industriali a Prato Barbieri o sul monte Aserei? No Grazie!

Accidenti: son tornati i ligures...viva i ligures!!

I NUMERI INUTILI DELLA MONTAGNA.

La montagna è un nodo problematico irrisolto a livello nazionale ma è chiaro che se lo si affronta guardando alle cifre allora stiamo “freschi” e non giungeremo mai a nulla di concreto e dignitoso.

Meglio ci venga subito detto: che ci state a fare su questi monti inospitali, sperduti e con scarsi collegamenti?

È superficiale, quando si parla di problematiche della montagna, citare sempre i numeri degli abitanti, il valore del PIL prodotto [che pur non sottovalutiamo] che non può esser messo al centro dei discorsi di chi deve amministrare una comunità.

Se un Sindaco si incammina per questi “lidi” è come fosse diventato un “cioccolataio” che vi vuol addolcire la bocca per non far nulla, un bel niente!

Una questione è certa: se i comuni continueranno “de facto”  ad agire da isolati,  come singoli luoghi della media e alta valdarda,  non andiamo lontano! Serve maggiore condivisione qui più che altrove. Iniziative comuni per lo sviluppo, per la difesa delle risorse di cui disponiamo, per i servizi ……

Vale di più una battaglia comune per difendere un azienda agraria o un artigiano che “sbattersi” per un “miraggio” fasullo e destinato a non lasciar “nulla” come lo sono certi progetti energetici. Battersi per cambiar le assurde leggi che considerano un bar in montagna alla medesima stregua di quello in piazza Cavalli e altre storture del genere. Battersi perché il parco provinciale sia dotato dei mezzi per funzionare, fare promozione, fare iniziative…. Battersi perché la diga di Mignano possa diventare una risorsa anche per il turismo montano. Battersi perché sia sostenuto il lavoro delle vere aziende agrituristiche che sono un [vero] presidio per il territorio. Battersi perché si possano fare interventi “agevolativi” per il recupero a fini abitativi e turistici del grande patrimonio edilizio ancora esistente ….Battersi perché il territorio si possa presentare in maniera unitaria e integrata… Questi ci serve! Questi sono solamente alcuni numeri che ci servono!

L’ENERGIA IN MONTAGNA: EQUIVOCI E FURBATE!

Il problema “fonti energetiche” che tiene banco, in maniera anche un po’ sospetta negli ambienti amministrativi montani rischia di creare una nuova e illusoria aspettativa di sviluppo che, invece,  non porterà a nulla! A nulla di buono!

Porterà, di sicuro,  tanto  impatto ambientale insopportabile e nessun “reale” beneficio per la comunità [eccetto che per i soliti noti, furbi …..e per i loro amici].

Se i comuni, per legge, non beccano un quattrino da tali impianti [oppure beccano qualche bricioletta] perché tanta ….tantissima insistenza?

Per quel che sappiamo noi nessun comune di montagna è diventato “ricco” con i proventi dei parchi eolici industriali, con le centrali a cippato, con le dighe e i dighini. Vi risulta forse che Vernasca che ha una grande diga e un mega impianto industriale sia un comune ricco? Che sia ricco Ferriere con la centrale idroelettrica di Ruffinati?  Suvvia ….forse questi gestori “sponsorizzano” qualche manifestazione culturale e tutto finisce li! Ma basta raccontar balle alla gente!

Noi non siamo assolutamente contrari all’eolico e al fotovoltaico se, in montagna e collina prima di tutto,  si tratta di impianti  di dimensioni sostenibili per l’impatto ambientale. No assoluto se si tratta  di “parchi energetici industriali”! Gli impianti eolici si possono fare, con i giusti criteri e non con “furbizie” e devono prevedere VERE  ricadute  per i Comuni, certe e durature per l’intera comunità. Abbiamo visto piccoli impianti fotovoltaici in valtolla e non ci siamo quasi accorti della loro esistenza. Abbiamo visto zone intere, in Normandia, in Spagna, In Puglia con file infinite di pale …..un rumore sordo continuo, fastidioso come una goccia d’acqua che esce da un rubinetto, un impatto tremendo sui paesaggi magnifici di quelle zone.

Parchi eolici industriali a Prato Barbieri o sul  monte Aserei? No Grazie!

Ci attendono le solite risposte sbrigative “siamo i soliti negazionisti senza proposte alternative”…. “siamo contro il progresso…….tanto ci sono già un sacco di tralicci dell’alta tensione e quindi tanto vale mettere anche le pale…” ecc, ecc…

La risposta è facile: non siamo noi a negare il progresso in montagna! Sono le pratiche furbesche [e mai apertamente dichiarate ] di alcuni “falsi benefattori” che, da sempre, vagano per la montagna con il “visino” pulito e con il doppiopetto. La cura di tali “benefattori” si chiamava e ancora si definisce “la dolce attesa”.

La dolce attesa che i “vecchi” che abitano in questi luoghi sperduti e difficili da gestire e da mantenere “trapassino”  e che i giovani se ne vadano in pianura.

Pochi  e sempre ritardati interventi per riparar frane e danni ambientali, pochissimi finanziamenti per i servizi ai comuni montani e conseguente riduzione dei servizi pubblici essenziali al minimo  [meno di così…. si muore] e tante pacche sulle spalle a tutti……Questo è un dato di fatto!

Le soluzioni sono altre! Invitiamo i nostri amministratori a non accettare vie brevi …..più brevi dei loro mandati elettorali quando si parla di sviluppo e nostro ambiente di vita.  Invitiamo gli amministratori a non cedere a “malpancismi” populistici. Un kilo di pane in più…in più oggi per chi tra poco non avrà neppure i denti per masticare ci sembra una presa per i fondelli.

[ se vi siete persi il comunicato dei comitati contro le pale eoliche in alta valnure CLICCATE QUI! ]

5 commenti

  1. Riguardo all’eolico nelle nostre valli, vorrei esprimere qualche mia considerazione, non sulla loro utilità, ne sull’impatto paesaggistico, che ritengo una valutazione molto soggettiva, ma sul metodo con cui si affronta il problema e soprattutto, come sempre fanno i nostri politici locali, sulla disorganizzazione e miopia con cui affrontano la questione
    1) Ricaduta economica sulle popolazioni locali
    Come sempre si vede la completa assenza di una politica di programmazione a livello sovra-comunale, quantomeno a livello di vallata.
    Riguardo alla collocazione di un impianto eolico (la parola parco eolico mi sembra una ennesima ca…ta), ritengo che la decisione fondamentale spetti alla Com. Mont, e gradirei vederne il presidente assumere il suo ruolo, che non è solo quello di sindaco di un comune aderente alla stessa com mont, il cui intento principale è quello di riuscire a portare a casa quanto di più per il suo comune. Non mi riferisco all’attuale presidente, ma a tutti i presidenti che ho conosciuto negli ultimi 20 anni, che secondo me tanto hanno fatto fuorché valorizzare la missione principale dell’ente, cioè incrementare una amministrazione sovra-comunale con lo scopo principale del progresso del territorio montano.
    Ritengo che la progettazione di uno o più impianti eolici debba avvenire a livello di Comunità Montana, dove si dovrebbero valutare le convenienze economiche, paesaggistiche, ambientali ecc, poiché la presenza delle pale modifica indubbiamente il paesaggio di una vallata (e quindi di più comuni) e questa modifica incide su altri interessi economici locali, come ad esempio quello turistico. Pertanto deve essere in primo luogo chi è chiamato a gestire il territorio della vallata a prendere decisioni, con tutte le valutazioni del caso.
    Questo non esclude a priori l’installazione delle pale, ma se la decisione finale , valutati i pro ed i contro, è quella di installarle, che si installino tutte in un solo punto, sacrificando meno territorio possibile e visto che questa decisione va ad incidere su interessi diversi, ritengo che tale provvedimento rivesta a pieno titolo una finalità di pubblico interesse, perciò l’impianto deve avere una ricaduta economica principalmente pubblica, a vantaggio della comunità locale che ha deciso il sacrificio di una parte del proprio territorio.
    Ho letto nelle recensioni che i soliti noti (gli ambientalisti urbano centrici…) sostengono che non può esserci “lucro” per i comuni… ma chi l’ha detto? Io non mi intendo di questioni economiche, ma agli atti del comune di Ferriere vi è una delibera che pubblica la convenzione tra la ditta Fonteolica ed il comune, per l’installazione dell’impianto eolico di Groppi Lavezzera e questa convenzione stabilisce un importo una tantum a favore del comune di 500.000 € per l’installazione dell’impianto e 200.000 € di reddito annuale . Può darsi che sia tutto un abuso come sostiene qualcuno, nel caso il sindaco e la giunta ne risponderanno a chi di dovere, ma se così non fosse occorre rivedere le capacità di contrattazione che hanno, o non hanno avuto, i sindaci degli altri comuni con gli investitori eolici.
    Ritengo che se la contrattazione avviene a livello di Com Mont, la quale detiene il monopolio dell’area su cui fare l’impianto, la trattativa sicuramente sarà più vantaggiosa rispetto alla sola prospettiva dell’incasso dell’ ici sugli immobili (i soliti noti affermano che gli impianti eolici non sono tenuti a versare l’ici… ma chi l’ha detto!!!)
    C’è poi chi afferma che l’ente pubblico non può ricavare utili dagli impianti eolici… qualcuno che se ne intende è in grado di dirmi se i cittadini di una comunità montana possono riunirsi in una SPA con partecipazione della stessa Com. Mont. e dei comuni e farsi loro l’impianto eolico? la parte di utili che spetterebbero all’ente pubblico verrebbe reimpiegata per scopi di pubblico interesse.
    La stessa cosa avviene da anni con gli impianti sciistici delle grandi stazioni alpine, ma li nessuno grida allo scandalo.
    E’ fantascienza? o potrebbe essere una risorsa per la montagna?
    Di certo nell’incontro di Bettola, nonostante la presenza di 2 presidenti di comunità montane, le stesse Com. Mon. sono state le vere assenti, perché il dibattito si è incentrato sulla richiesta dei comuni montani alla Provincia, di non restringere i vincoli del ptcpp rispetto alla più favorevole normativa regionale (favorevole per modo di dire….) riguardo ai siti idonei per gli impianti eolici e nessun accenno ad una programmazione unitaria di vallata degli impianti eolici.

    2) controindicazioni di tipo ambientalistico e paesaggistico
    Come ho detto prima non voglio esprimermi sul eolico si o eolico no, ma anche nell’incontro di Bettola si è assistito al solito ambientalismo ideologizzato dominato da una cultura urbano-centica.
    Ritengo che il nostro ambientalismo è monopolizzato da “ambientalisti in servizio permanente effettivo fine settimanale” i cui rappresentanti vivono immersi nella natura, a tempo determinato …. dal sabato pomeriggio alla domenica sera.
    Poi ridiscendono a valle con i loro suv o le loro utilitarie ( ma ne posseggono almeno 2 per famiglia) e la montagna torna nel suo desolante e disarmante silenzio ed aspetto da ospizio diffuso per anziani.
    Per loro la montagna è solo un “divertimentificio” a proprio uso e consumo ed i montanari sono quei fastidiosi personaggi che si permettono il lusso di vivere in quei territori, che senza la loro lungimirante guida (fine settimanale) sarebbero oggetto di ogni sorta di devastazione.
    I montanari sono quei sinistri figuri che non vogliono allevare bestiame allo scopo di nutrire i mansueti e politicamente corretti lupi o che non sanno neppure apprezzare il valore ecologico di una vipera… tanto è vero che se per caso se ne trova una in città viene rapidamente spedita sui monti della val Boreca con tanto di pattuglia dei vigili urbani… (tanto paga pantalone)

    Questi ambientalisti rappresentano la sintesi della volontà di dominio coloniale della città sulla montagna , basta guardare tutto il filone ambientalista italiano, che ha la sola concezione della tutela ambientale di tipo paesaggistico, espressione di una visione urbano-centrica, contrapposta ad un ambientalismo rurale, rappresentato da chi ancora vive il territorio (con tutti i limiti ed i distinguo del caso..,.) e quindi trae profitto dalla sua conservazione che coincide con la sua buona gestione. L’ambientalismo urbano-centrico ha un’anima estremamente centralista, infatti vede sempre nell’ente locale il principale avversario.
    La loro visione dell’ambiente, sia esso montano, collinare o semplicemente agricolo, risente del distacco che hanno, per ovvie ragioni, dalla terra e le sue regole, le quali ormai sono ancora conosciute solo dalla minoranza di popolazione che vive le aree rurali.
    Non ho ancora visto uscire dalle conferenze di questi signori un solo progetto fattibile, non dico di sviluppo, ma quantomeno di “sopravvivenza” della montagna. Sono anni che li sento piangere sui rischi paesaggistici che comporterebbero le dighe sul Trebbia e sull’Aveto e se ne avessero il potere eliminerebbero anche quella sull’Arda, ma nessuno di loro ha mai presentato un progetto serio perché, come dici tu, “la diga di Mignano possa diventare una risorsa anche per il turismo montano” (stendiamo un velo di pietoso silenzio su un progetto che prevedeva di bruciare la ramaglia di una ripulitura nel bosco … ed abbiamo visto come è andata a finire… o che prevedeva il rimboschimento dell’area soggetta a sommersione annuale…)
    In genere confondono il disboscamento con il taglio di utilizzazione, dimenticandosi che la maggior parte di superficie boscata andata distrutta negli ultimi 30 anni non è stata sradicata dalle attività umane, ma ingoiata dalle frane e dal dissesto idrogeologico, che non mi stancherò mai di ripetere, si combatte solo con la presenza capillare dell’uomo in montagna.
    Le loro proposte seguono sempre la moda del momento, alcuni anni fa la risorsa per la montagna era l’escursionismo… con quale ricettività turistica? Quale e quanta imprenditoria abbiamo in questo settore?
    Oggi li sento parlare di “filiera corta”… di trasformazione e vendita in loco dei prodotti agricoli… di coltivazione di piccoli frutti… ecc ma da parte di chi? Di una zootecnia ridotta al lumicino e lasciata a poche e vecchie maestranze senza ricambio generazionale e che devono inoltre fare i conti con il loro atavico individualismo? Ed oggi questi allevatori devono affrontare, tra gli altri problemi, anche la predazione dei branchi di lupi? Spiegagliela tu l’importanza della biodiversità…
    Gli agricoltori in montagna hanno un’età media di 65 anni e pochi sanno cosa è un consorzio di produttori agricoli… e voglio vedere chi gli spiega l’importanza di essere i fornitori di un gruppo di acquisto solidale che fa capo ad un blog ed acquista con internet ….
    Sinceramente sono stufo dei loro “niet” a qualsiasi cosa, anzi a qualsiasi idea, perche basta ventilare un idea che è già pronto il comitato del no, vedi ad esempio la riserva economica di pesca in progettazione a Ferriere… Poteva essere una risorsa ma i soliti noti ritengono che non è coretto ripopolare i torrenti con pesci “pronta pesca” che indeboliscono le specie ittiche autoctone…. Ma costoro ci vanno sui torrenti? Non hanno notato che gli aironi ormai sono diventati stanziali e nella diga di Boschi sono arrivati i cormorani che divorano più pesce in un giorno che i bracconieri romeni sul Po in 10 notti?
    Forse non hanno ancora capito che se un bene ambientale, in questo caso il torrente, diventa fonte di reddito per la presenza di pesce, si ha la migliore garanzia che questo bene verrà tutelato e sarà proprio chi vive di questa riserva di pesca il più solido baluardo contro le centraline idroelettriche.
    La superficialità e la scarsa conoscenza della realtà locale è emersa quando, nel corso dell’incontro di Bettola si è affermato che per la realizzazione dell’impianto eolico dei Nicelli si e distrutta una praticabile “mulattiera tradizionale”…
    Ma l’hanno mai vista questa praticabile mulattiera? io l’ho percorsa decine di volte e si trattava di un tratto di strada abbandonato a se stesso, come la maggior parte delle nostra viabilità rurale e come tale distrutto da mezzi agricoli inadeguati e da moto da enduro, e non aveva alcuna caratteristica di mulattiera.
    Inoltre l’adeguamento della viabilità era stato comunque autorizzato dagli enti locali preposti e se ciò non sta bene a lor signori, a me può non andare bene che gli stessi enti abbiano accettato le sanatorie edilizie di molte delle seconde case ristrutturate abusivamente nella zona di passo Pianazze, dove è sorto un comitato di proprietari di case contro la progettata realizzazione di un impianto eolico, che svaluterebbe i loro beni….
    Se mai chiediamoci perché, per avere una viabilità decente in montagna bisogna svendersi ad un impianto eolico, ma questo è un altro discorso…
    Penso anche che questi signori si prestino al gioco di qualche amministratore locale che si è nascosto dietro ai loro no al fine di concedere con logica clientelistica ed assistenzialistica, qualche contributo.
    Altri (o forse gli stessi…) li hanno utilizzati come spauracchio per gli sprovveduti, vedi ad esempio tutta la falsa questione dei sic, utile solo a qualche trombato in cerca di visibilità ed a qualche associazione agricola, desiderosa di riempire qualche pulman di manifestanti da utilizzare per altri meno “montanari” scopi.
    Oppure e questa è la più tragica delle ipotesi, lor signori sono stati usati per nascondere la semplice incapacità ad affrontare qualsiasi problema più complesso della asfaltatura di una strada o di un lampione sotto casa.
    Per ora finisco qui… ciao Marco

    • caro marco,
      purtroppo il tuo commento è troppo lungo per poter essere, da noi, riassunto [ si rischia di ometterne parti che sono importanti per l’intero testo …..]
      SOLO QUALCHE BREVE CONSIDERAZIONE..
      1- sono opinioni diverse rispetto alle nostre e questo arricchisce il dibattito; fa bene alla democrazia!
      2-ci sono parti che condividiamo parecchio [ quando parli del fatto che “Sinceramente sono stufo dei loro “niet” a qualsiasi cosa, anzi a qualsiasi idea, perche basta ventilare un idea che è già pronto il comitato del no, vedi ad esempio la riserva economica di pesca in progettazione a Ferriere… Poteva essere una risorsa ma i soliti noti ritengono che non è coretto ripopolare i torrenti con pesci “pronta pesca” che indeboliscono le specie ittiche autoctone…..Forse non hanno ancora capito che se un bene ambientale, in questo caso il torrente, diventa fonte di reddito per la presenza di pesce, si ha la migliore garanzia che questo bene verrà tutelato e sarà proprio chi vive di questa riserva di pesca il più solido baluardo contro le centraline idroelettriche” Questo è verissimo!].
      3- ci sono, per noi, cose non condivisibili come prendersela genericamente con gli ambientalisti e coloro che vanno a far “turismo” in montagna con o senza seconda casa…..Il turismo o si accetta o non si accetta. Se si accetta, si deve conservare la natura e lavorare per favorire il settore senza deturpare…senza deturpare!!!
      Risulta che negli anni 60 -70 – 80 e dintorni l’abbandono totale dell’ agricoltura della montagna fosse causato dagli ambientalisti o da stupide e miopi politiche agrarie nazionali e regionali?
      Risulta che la politica assurda di gestione forestale e idrogeologica di quel periodo fosse colpa degli ambientalisti?
      Le cementiere in zone assurde come la media valle dell’Arda, le conseguenze in termini di assurdo livello di polveri fini e di traffico pesante sono forse merito degli ambientalisti?
      Risulta che in montagna i soliti “benefattori furbetti”, che girano imperterriti anche oggi, abbiano fatto progredire la montagna o evitato il quasi totale abbandono? …oppure è colpa dei soliti ambientalisti ?
      Risulta che tutto questo scempio, che tutti vedono, sarebbe stato possibile senza le connivenze e il bene placido venuto dagli stessi amministratori locali montani del tempo?
      Non vorremmo “prendercela” con l’ago e lasciar perdere il pagliaio!
      Grazie marco a presto.

  2. Forse non mi sono spiegato bene, non è con il mondo “ambientalista” in genere che me la prendo, ci mancherebbe altro… é con l’ambientalismo miope e di facciata utile soprattutto ai “soliti benefattori furbetti” che lo usano come spauracchio contro cui si ergono a paladini in cambio di una manciata di voti di poveri elettori sprovveduti, come ho detto nella parte finale del mio commento.
    Riguardo al turismo sono il primo a sostenere che deve essere sempre più una fonte di reddito e soprattutto di reddito legato all’ambiente integro, dove il “bene ambiente” diventa un bene economico e quindi tutelato “spontaneamente…” da chi trae reddito da questo bene.
    Purtroppo mi rendo conto tutti i giorni che nelle nostre valli gli operatori in grado di dare servizi turistici anche minimi, sono proprio pochi.
    Riguardo alla politica forestale ed idrogeologica degli anni 60 – 70 è stata di puro assistenzialismo, si creavano cantieri forestali al solo scopo di dare occupazione.Quella degli anni 80 fatta dalla regione è stata di assistenzialismo pensionistico, cioè si sono create le cooperative forestali per lucrare un pò di finanziamenti per fantomatici corsi professionali (i sindacati qui hanno fatto man bassa…) e per assicurare gli ultimi anni di contributi ad operai da pensionare.
    Quella degli anni 90/2000 a parte qualche cooperativa fittizia buona solo per lucrare sul lavoro di qualche extracomunitario …. dove è?
    Ciao a presto

    • grazie nuovamente marco….
      Si! gli ambientalisti di facciata non piacciono neanche a noi! Come non ci piacciono i furbetti delle finte cooperative e i loro amici….
      Non ci piacciono i no per partito preso! Temiamo moltissimo per la nostra ancora, nonostante tutte le violenze che ha subito, montagna e alta collina, per i suoi boschi, per le sue acque. Vorremmo vedere lavoro e sviluppo, turismo, artigianato, buon commercio e tanta agricoltura e buona pratica forestale.
      un abbraccio.

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