Come affrontare la crisi..(2)

patate di montagna

Pretendere di fare programmazione territoriale senza coinvolgere lo stesso territorio è sbagliato come lo è fare piagnistei. In quest’ultima specialità in realtà sono campioni alcuni amministratori di tutti i colori politici e non sempre per interessi della montagna e alta collina.

Al primo punto, per uscire dalla crisi, per noi occorre mettere l’agricoltura e l’ambiente e non l’uno o l’altro tema separatamente! Sappiamo che tanti non la pensano come noi ma forse è meglio che riflettano…

Senza indugi diciamo subito che i parchi sono utili a prescindere!  Non altrettanto, come conseguenza, lo sono i “carrozzoni” previsti per amministrarli nella recente legge regionale ( per ora bozza di…?).

Quando si andranno a definire gli ambiti d’intervento più stretti di tali “carrozzoni interprovinciali” il rischio è che, in certe aree, non si riesca più a fare agricoltura e questo sarebbe un “grave errore”! Un errore che potrebbe costarci caro in termini di assetto e di tenuta sociale dello stesso territorio.

I parchi sono importanti e sono fondamentali per la conservazione delle naturalità e biodiversità ma altrettanto fondamentale, in collina e montagna…qui più che altrove,  sono l’agricoltura tanto agronomica quanto zootecnica.

Si deve poter coltivare e allevare, si deve favorire  il metodo naturale, ove occorre …metodi conservativi ma….. si deve poter fare agricoltura e selvicoltura. Non sicuramente agricoltura tipo quella che vediamo in pianura a livello estensivo e industriale che di danni ne ha già causati abbastanza.

Mettere, inoltre, divieti sulla ristrutturazioni di edifici rurali nei parchi è una vera  stupidaggine e….lo sarebbe anche se alcune cascine ristrutturate divenissero seconde case ovvero case abitate da NON agricoltori professionali! Non si dimentichi mai che fino a pochi decenni tutte le case oggi abbandonate nelle nostre alte campagne erano abitate e si lavorava la terra tutt’intorno senza che registrassero grandi sconvolgimenti anche dove ora vi sono i “parchi”.

Ora il problema è anche la presenza e la conservazione delle tracce di civiltà…è anche quella di riconoscere gli agricoltori “hobbisti”, è sviluppare una vera politica turistica integrata con la natura e l’agricoltura. Sono le esagerazioni in assoluto, i niet a priori,  che non vanno bene…mai! Occorre discuterne e trovare soluzioni compatibili con entrambi gli interessi: la conservazione della natura e l’agricoltura. Non può essere che per rimuovere un ramo secco occorra la “carta bollata”!

Senza agricoltura muoiono la montagna e  la collina, aumentano i dissesti e il “deserto” sociale e geografico.

I comuni non possono delegare questa materia, non possono disinteressarsi o far “teatro!”

Coltivare correttamente (correttamente!!) il bosco e la vigna, utilizzare il pascolo e tagliare l’erba, produrre ortaggi e cereali è fondamentale quanto non permettere l’installazione di inutili parchi eolici, di inutili centrali per la produzione di energia dalla biomassa nel nostro Appennino.

Sono ancora poche le aziende agricole che credono nelle opportunità della filiera corta (alcuni lo fanno anche male perché non “addestrati” a sufficienza) e nell’integrazione con il turismo o con il mercato.

Ci sono esempi eccellenti di agricoltori-operatori turistici  ma rischiano perché sono “troppo” nel deserto sconosciuto della collina e montagna e potrebbero “stancarsi”.

Il territorio regge se i suoi operatori economici possono e vogliono fare sistema. Regge un sistema che permette di contare sulla forza comunitaria e sull’accoglienza dei “forestieri”.

Impensabile fare parchi divertimenti in alta collina e montagna e pertanto fare accoglienza e comunità allo stesso tempo e coniugarla con le attività economiche e agricole diventa un tutt’uno indispensabile.

Ma …senza reddito, senza un reddito accettabile…. nessuno potrà “stare” da queste parti. Anche le prospettive di lavoro in città e zone industriali sono sempre più limitate, limitatissime e allora occorrerà “ripensare” ad un riuso razionale e intelligente di tutte le risorse disponibili nel territorio; allora occorrerà che le amministrazioni  locali insieme pensino ad un “recupero” sociale delle possibilità di vita e lavoro in montagna e collina.

Le aziende agrarie, gli agricoltori, gli allevatori, gli agriturismi, gli agricoltori hobbisti…i giovani le loro famiglie  avranno bisogno di servizi che funzionano, di strade efficienti…di luoghi di ritrovo, di socialità, di vita collettiva!

Per vivere con obiettivi diversi,  con meno crescita e con meno stress…

L’alternativa: il deserto! I parchi eolici industriali, le frane, lo smottamento continuo…..

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