Parco del Monte Moria: parlano le ditte e cooperative interessate ai lavori ( + 2 commenti del 13 luglio…..)

FOTO DEL TAGLIO AL MORIA

La vicenda del taglio delle piante al parco del Monte Moria che tiene in apprensione quanti considerano il parco citato un “gioiello” da preservare si arricchisce della presa di posizione delle ditte e cooperative incaricate di eseguire “la pulizia del bosco”. Si tratta di: cooperativa Parco Monastero, azienda Mt Service e della cooperativa Agrisilva. In un recente nostro post avevamo avanzato alcune domande che qui trovano alcune risposte.

Si tratterà, come chiedono le stesse  ditte interessate, di verificare la bontà delle loro azioni che ribadiscono essere a perfetta conoscenza delle Istituzioni preposte ai controlli.

Le dichiarazioni dei rappresentanti delle ditte citate: «Il progetto di filiera, presentato nel 2009 nell’ambito del Piano regionale di sviluppo rurale, prevede la realizzazione di una caldaia a Casale di Morfasso alimentata a cippato, cioè a legno macinato».

«Questa caldaia, contenuta in un edificio di pochi metri quadrati, servirà a riscaldare quattro abitazioni della zona con il teleriscaldamento. Non si tratta di una centrale a biomassa ed è ecologicamente compatibile, perché non brucia combustibile fossile ma i rami e le parti legnose meno nobili ottenute con la pulizia del bosco: con una potenza di 115 kW, brucia la metà di un normale forno a legna di una pizzeria» ……«Abbandono il vero scempio……Ci ha molto feriti l’attacco che è stato portato avanti nei nostri confronti in questi ultimi giorni……La nostra azione non va contro il bosco, ma serve anzi a mantenerlo in vita. Il vero scempio è l’abbandono di queste zone»

«È possibile che sia stata tagliata anche qualche pianta sana di piccole dimensioni, ma sempre secondo una precisa ottica di togliere tutto ciò che impedisce al bosco di crescere»…..«Oltre ad essere presenti sul posto, la Forestale ha dato parere favorevole e interviene in maniera quasi quotidiana a garantire la correttezza dei nostri interventi. La stessa operazione è stata fatta in un piccolo bosco di Alseno: con soli 13 ettari di terreno e un quantitativo di legna raccolta di 15mila metri quadrati, garantisce ad un agriturismo un fabbisogno di energia per 8 anni. In più, il bosco è passato dall’incuria ad essere un luogo frequentato dai turisti. E al monte Moria abbiamo ritrovato uno stato di abbandono ben peggiore».

«Chi ha dei dubbi, può venire a parlare con noi. Chi l’ha fatto, come alcuni proprietari in comune di Lugagnano, hanno compreso e ci hanno poi addirittura chiesto di intervenire anche nelle loro aree: il progetto, tuttavia, è compreso nel solo comune di Morfasso. Così, quando il sindaco Papamarenghi ci ha cacciati, ce ne siamo andati per non creare tensioni pur trovandoci in comune di Morfasso e avendo tutte le carte in regola per svolgere il nostro lavoro»

Queste in neretto sono in sintesi le dichiarazioni delle ditte protagoniste. Pare che nel frattempo la Provincia abbia voluto chiarire che lei c’entra poco con questa vicenda ma che potrebbe ritenere utile convocare le parti nei prossimi giorni……

In sostanza:  Il Corpo Forestale segue direttamente i lavori di pulizia e taglio e parrebbe tutto regolare; Le ditte sono state autorizzate avendo presentato regolari domande e partecipato a regolari bandi pubblici regionali (?); Le grandi piante tagliate erano secche o malate; non ‘c’è nessuna realizzazione di una centrale elettrica alimentata a legno cippato ma solamente un impianto per usi domestici.

Se tutto ciò è vero, la questione “non esiste”. Peccato però  che dalle dichiarazioni alla stampa del Presidente del parco del Monte Moria si avanzino tanti dubbi. Staremo a vedere nei prossimi giorni cosa succederà.

CLICCA QUI PER LEGGERE I DUE ARTICOLI DI LIBERTA’ DI OGGI!


5 commenti

  1. Nel 2000 la Comunità montana Valnure-Valdarda ha commissionato alla società Agrisilva di Piacenza uno studio di fattibilità per la realizzazione di una centrale in grado di produrre energia elettrica e teleriscaldamento utilizzando le cosiddette biomasse, nella fattispecie legname. Il 2 dicembre 2002, nell’assemblea pubblica a Morfasso. fu proprio Claudio Piva, allora responsabile di Agrisilva (non so ora), ad illustrare la “bontà” della centrale a biomasse ed ad individuare come possibile combustibile il pino nero… guarda caso, alla pineta di Taverne, ne hanno fatto “manbassa”.
    Aggiungo… chi abita a Casale di Monastero? Magari l’allora Sindaco che fece “il diavolo a quattro” per costruirla?
    Guarda caso la centrale a biomasse era stata inizialmente spacciata come una piccola caldaia che avrebbe scaldato i capannoni che dovevano sorgere nella nuova zona artigianale; si scopri che ne avrebbe occupato per intero la superficie!!
    Vogliamo chiamarle coincidenze?
    Ricordatevi del detto “Il lupo perde il pelo ma non il vizio”, chissà che al secondo tentativo non ci riesca.
    Intanto crea il giro, un domani poi, i finanziamenti per un ampliamento dell’impianto si trovano.

    Francesco

    • sono informazioni che non abbiamo! In ogni caso, senza fare dietrologismi, noi la pensiamo così..
      1-in tutta la valdarda potrebbero, forse, esservi piante da bruciare per far funzionare una centrale a teleriscaldamento con biomasse da bosco per due/ tre mesi. Dopo? Si importa materia prima e si aumenta di conseguenza, di molto il traffico di camion…. con i risultati che conosciamo sull’inquinamento atmosferico.
      2- qui di piante a rapido accrrescimento specifiche per far funzionare tale impianto non ne esistono e quindi, ribadiamo, si tratterebbe di importare prodotti da bruciare…da altre zone con aumento dei costi e dell’inquinamento.
      3- Qui forse potrebbero essere utili piccoli impianti domestici o per “condomini” piccoli (forse costa meno il metano?….e inquina meno…) per aziende agricole che dispongono di grandi boschi di ceduo…..e fa grande attività di “vera” pulizia.
      4- Chi ha scarti da legname tipo segherie ( qui le segherie non ci sono!), a prezzi buoni, vende a chi fa il pellet o brucia direttamente per il proprio riscaldamento gli scarti.
      5- il vero problema è che con 700 mila euro (se è vera la cifra) si farebbe diventare il parco del moria una vera eccellenza turistica che attirerebbe molta gente….
      ci limitiamo a questo e avanziamo una domanda….
      Quanti posti fissi LOCALI (SIC!!) creano 700 mila euro?
      In ogni caso meditino le amministrtazioni locali sulla capacità di ” qualcuno” di attrarre tanti soldi ….che potrebbero far diventare la montagna un gioiello di sviluppo…di sviluppo sia ben chiaro!
      NON E’ VERO CHE NON CI SONO SOLDI! QUALCUNO LI TROVA!

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