Andavano verso Roma, stremati dopo aver attraversato la pianura padana e scorgevano da lontano il profilo del castello che avrebbero raggiunto dopo un ulteriore breve tratto (di uno dei percorsi) della Via Francigena. Chi sceglieva, ed erano veramente in tanti, la variante della Valdarda, quella detta “Via dei Monasteri Regi”, e risalivano la valle fino al Passo del Pelizzone per raggiungere, dopo un lungo cammino, Pontremoli e poi Roma, transitavano a Castell’Arquato.
Giunti a Castell’Arquato, i pellegrini dei tempi passati, oltrepassavano la porta d’ ingresso della cittadina (quella che oggi chiamano il “voltone”) e risalivano la via principale fino a raggiungere la grande piazza del Paese.
Qui erano accolti negli ospitali gestiti dalle “congreghe” religiose dove si potevano ritemprare lo spirito e il corpo prima di proseguire verso la città eterna.
Iniziava, a questo punto, l’attraversamento del percorso appenninico, quello più pericoloso e insidioso, lungo oltre 500 km.
Ma Intanto si godevano le bellezze del borgo arquatese con le sue chiese, i suoi imponenti edifici civili e militari e si “rimettevano” in sesto.
Oggi, i moderni pellegrini, arrivano alle porte del borgo in auto, in camper, in corriera e raramente a piedi e raggiungono la grande piazza storica percorrendo le antiche vie, sbirciando nelle vetrine del “commercio”, sorseggiando un buon caffè, consumando un rapido spuntino con un panino farcito con la coppa accompagnandolo con un buon bicchiere di monterosso o di gutturnio. Qualcuno, meno frettoloso, approfitta anche dell’offerta di servizi di ristorazione e di alloggio, visita i musei e si sintonizza maggiormente con quei tempi e con le atmosfere dei luoghi.
La cittadina presenta ancora le sue magnificenze antiche, i suoi tesori, il suo carico di storia e cultura.
A Castell’Arquato l’ospite o il pellegrino non subisce la classica “aggressione” acchiappaturisti perché la sua visita viene rispettata, perché qui non c’è trucco, tutto è vero…da sempre.
Castell’Arquato soffre, come altri luoghi della provincia, della mancanza di una regia turistica almeno provinciale. Ma questo è un altro discorso.
Per il pellegrino diretto a Roma, per il turista, per il viaggiatore questo luogo val sempre una visita… val sempre un soggiorno.
* questo nostro post quando apparse nel 2009 in un blog che abbiamo “esaurito”, in un anno, venne visionato 6000 volte. Lo riproponiamo con qualche piccolo aggiustamento e foto diverse.