La notizia é questa: pare si voglia autorizzare l’uso del carbone da rifiuti presso le cementerie locali e contestualmente avviare (da parte delle istituzioni preposte) un controllo a tappeto sull’effetto che farà.
Avete capito bene? Le Cementerie bruciano questa “mendacia”, ma visto che neppure le nostre istituzioni sanno che effetto potrebbe fare sugli esseri viventi allora si monitorano le conseguenze su di noi e sui nostri ambienti di vita.
In poche parole: siamo ufficialmente tutti topi da cavia!
E speriamo che almeno i mici abbiano pietà di noi; ma se si vogliono vendicare di qualche sopruso subito da qualche umano-topo cavia facciano pure.
Era la notizia che ci aspettavamo…o meglio quella che non avremmo mai voluto dare.
Nonostante le rassicuranti parole di qualche tecnico pro-carbon…e qualche politico istituzionale locale, regionale e nazionale, tutti sanno che quella “mendacia” che qui bruceranno aggraverá l’inquinamento provinciale ma, per contrappeso e per gettarci un po’ di fumo negli occhi, si avvierà un controllo sulle persone e sull’ambiente per verificarne l’effetto che fa.
Evviva, ci mancava anche questa! Prima si autorizza, si brucia e poi si controllano le ricadute sulla salute! Questo è il futuro che attende i nostri ragazzi e bambini?
Siamo certi che i solerti controllori incaricati del mega screening di massa ci dicano poi la verità? Chi controllerà il loro lavoro, i soliti politicanti?
Non si bruci nulla se non si è accertato preventivamente che il nuovo combustibile non provoca danni a tutti noi!!!
In ogni caso “benvenuti nel futuro cari amici-topi da cavia”.
Nulla di nuovo sotto il cielo dell’Italia nata nel 1861, i cui governi hanno sempre usato i cittadini come cavie per l’industria, presentata come panacea per eliminare la miseria cronica dei lavoratori.
Poi, quando i danni saranno noti, e qualcuno ne vuole approfittare a suo vantaggio, avremo un magistrato inquirente che chiuderà la fabbrica, danneggiando solo gli operai e le loro famiglie (vedi Ilva).
Un esempio eclatante è l’amianto, che nel 1906 fu riconosciuto nocivo alla salute da una sentenza del Tribunale di Torino, per lo stabilimento di Nole (TO) contro la Società British Asbestos che aveva denunciato il giornale “Il Progresso” per diffamazione. Poiché i padroni erano inglesi, i Savoia bloccarono la sentenza e furono aperti gli altri stabilimenti che oggi sono stati chiusi per lo stesso motivo. (Ora i padroni dell’amianto sono svizzeri …… quindi….).
Conosco cosa fa all’ambiente un cementificio, anche solo per i profumi che emana, ma “Vuolsi così colà dove si puote” diceva padre Dante.
In archivio conservo l’articolo sui morti di Nole del1906di cui riporto l’inizio:
Torino – Che l’amianto facesse male alla salute il tribunale di Torino lo scriveva già nel 1906. Alla faccia del dibattito scientifico che si è trascinato per tutta la seconda metà del XX secolo, e che non si è ancora spento del tutto, i giudici subalpini avevano concluso che la lavorazione del minerale era pericolosa quando ancora pronunciavano i verdetti in nome di sua maestà Vittorio Emanuele III. Lo si legge nelle motivazioni della sentenza, vergato con la penna d’oca, con cui la seconda sezione civile scagionò un giornale, «Il Progresso del Canavese e delle Valli di Lanzo», in una causa promossa dall’inglese British Asbestos Company limited per alcuni articoli che si riferivano alla situazione di una fabbrica amiantifera di Nole (Torino). Le malattie che falcidiavano gli operai non si chiamavano ancora mesotelioma o carcinoma, ma esistevano. Bastava guardare le cifre.
Saluti, Bafurno