Il fantasma del monastero di Val Tolla …

IMG_3006_sulla via dei monasteri regi in Mignano di Vernasca
fig.1

ANTEFATTO

Il fantasma del monastero di Val Tolla solamente fino pochi anni dominava la storia della valle della Valle dell’Arda.

Valenti ricercatori, anche in epoche precedenti, avevano provato a dipanare questa intricata matassa storica senza riuscire ad ottenere un granché.

Tutt’al più si era propensi a credere che fosse esistita un’abbazia senza peraltro individuarne l’esatta ubicazione.

Poi a un certo punto anche la toponomastica ufficiale ci aveva messo del suo e aveva “cancellato” ogni esplicito riferimento alla Val Tolla.

Nei secoli oltretutto  emersero  e si divulgarono pure storie e leggende che nulla avevano a che fare con la verita storica dell’Abbazia.

Storie a volte blasfeme, altre volte molto pruriginose, leggende che sicuramente contribuirono non poco a inasprire gli animi della popolazione locale, favorendo reazioni spesso ostili nei confronti degli stessi religiosi che pure avevano ridato la vita all’intera valle.

Frati tollensi che vivevano nella più assoluta dissolutezza e cose di questo genere.  Frati che avevano promosso il sorgere di un convento di suore dedito più al peccato che alla preghiera; un cimitero segreto di feti sulle sponde dell’Arda, frutto del peccato  favorito dalla promiscuità tra religiosi che vivevano nella Val Tolla…; 

[Simili menzogne, alimentate dal potere politico  e dallo stesso clero locale,  a Castell’Arquarto comportarono la cacciata delle suore cistercensi, dirette eredi di Santa Franca, dal convento di Monte Oliveto in epoca tardo medievale. Il convento venne dapprima spogliato, di comune accordo tra il potere civile e la compiacenza dei religiosi locali, e quindi ri-assegnato ai frati di altro ordine.  Poi la storia si incaricò di ristabilire la verità ma intanto le suor esano state cacciate…].

vecchia chiesa abbaziale web   2.001 (1)
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LA STORIA E IL MISTERO

Sembrerebbe appurato che la data di fondazione dell’Abbazia di Tolla, nell’alta Valdarda di Piacenza, sia il 680 circa.

Alcuni storici invece hanno datato la sua fondazione molto prima, all’incirca nel 615, quando era in corso la “costruzione” di Bobbio a cura del monaco irlandese Colombano; e regnavano Agilulfo e Teodolinda.

Per dirimere tale dilemma, a dire il vero, non ci viene in aiuto alcun documento ufficiale.

Tuttavia alcuni indizi fanno propendere per il 680 ricordato.

Innanzitutto sono le memorie del vescovo di Pavia, San Damiano, vissuto in epoca Longobarda, nato nel VII secolo e morto a Pavia il 12 aprile 710 o forse 711 a portarci in tale direzione.

Sappiamo dallo storico dei Longobardi, Paolo Diacono, che si trattò di persona di grande santità e carità, e di profonda dottrina.

Un uomo, il vescovo Damiano, che si adoperò per la pace tra Longobardi e Bizantini; che nelle controversie politiche e religiose del suo tempo cercò sempre di preservare il bene della Chiesa e dei suoi fedeli, dialogando instancabilmente con tutti.

ORDINO AL VESCOVO DAMIANO DI INVIARE…

Proprio San Damiano ci ricorda che per volontà del re Perctarit , Longobardo nato nel 645 circa, eletto, per la seconda volta, Rex totius Italie nel 671,  in associazione con Cunincpert, e morto a Pavia nel 688, furono inviati alcuni suoi confratelli, con a capo l’abate Tobia¹, in Valdarda affinché “civilizzasse” quel luogo lontano e impervio, ancora poco abitato e presidiato dalle truppe regie.

E la primitiva piccola abbazia venne fondata e quell’antico tratturo per uomini e muli che, verosimilmente, da Piacenza, già in epoca preromana, si inoltrava per monti e valichi fino alle coste del Tirreno e nella terra dei Luni, venne nuovamente riattivato e percorso. E così anche la carrareccia che risalivano i pellegrini giunti a Fiorenzuola sulla Via Emilia venne riattivata e intensamente percorsa fino a valicare il Pelizzone e andare oltre…

MA VALTOLLA RESTA UN MISTERO…

Fino a pochi anni fa gli studiosi si divisero anche circa l’esatta ubicazione della prima Abbazia; e qualcuno arrivò a sostenere che non fosse neppure stata edificata in Valdarda.

Per chiarezza diciamo subito, per i lettori meno pratici della zona, che non esiste alcuna località denominata Valtolla, il cui toponimo resta, in effetti,  una specie di evanescente fantasma dal quale tuttavia non può sfuggire chiunque sia interessato alla storia della Valdarda.

Dapprima l’abbazia (individuata pochi anni or sono poco sopra all’attuale strada di fondovalle) venne dedicato al Salvatore e, in epoca successiva, forse nel secolo XVI, anche a San Gallo.

Con il tempo, a partire dal IX secolo, il suo territorio assunse una dimensione veramente ragguardevole e così pure la sua autonomia scatenando non poche gelosie, invidie e quant’altro soprattutto da parte del clero locale.

E di volta in volta tra i suoi protettori venivano indicati re, imperatori, papi e vescovi ma in sostanza il monastero restava un’autorità religiosa e civile autonoma, amministrata da valenti abati.

Con ogni probabilità tra il 2017 e il 2018 il sito archeologico ove sono riemerse le vestigia di quella misteriosa abbazia saranno rese fruibili al pubblico.

La storia romanzata da Sergio Efosi© (bozza non corretta)

(¹)Qualcuno sostiene che si tratterebbe invece del vescovo di Parma molto vicino alla corte regia. Ma nell’elenco dei vescovi diocesano tale nome, per ora, non compare. Inoltre un vescovo ben difficilmente avrebbe rinunciato a presiedere una diocesi per isolarsi in uno sperduto cenobio dell’alta valle dell’Arda al tempo ampiamente disabitata.

Fig.1-Affreschi sulla Via dei Monasteri Regi in Valtolla (raffigurati, tra gli altri, San Geminiano e Santa Lucia)

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