Valdarda: quanti sentieri e Vie Francigene poco conosciute… di Sergio Efosi.
I profumi dell’Appennino, i suoi panorami, un po’di movimento tra i sentieri nei grandi boschi di Castagno, di Faggio o di Roverella e poi l’Ofiolite, il Diaspro Rosso, i sassi, le salite e ancora le discese, i piccoli guadi torrentizi prima del riposo, una festa tra amici e di nuovo in giro a curiosare tra i panorami eccellenti della Valdarda, quella che incontriamo dopo Mignano.
Sono questi i motivi che mi attraggono, che mi spingono ad avventurarmi (parola grossa!) lungo i sentieri alto collinari e montani che conducono fin alle cime dei monti.
Ci vado da solo, in compagnia e sempre con la macchina fotografica. Il mio è un cammino lento, a volte lentissimo perché son stanco; e perché mi piace osservare, ammirare e “imprimere” sul sensore un’immagine che voglio ricordare.
Salgo sul monte Palazza e sul Lucchi fino a lambire Bore, o per raggiungere Settesorelle e andar oltre fino alla Rocca dei Casali, dove l’escursione conduce all’antica cima degli indomiti Ligures, i veri, antichi, progenitori dei piacentini.
E su ancora tra i sentieri della storia antica tra i percorsi devozionali dei “francigeni (¹)” che attraversavano, risalendola, la Valdarda, da Fiorenzuola, diretti a Roma.
Nell’alta Valdarda di sentieri escursionistici, ben segnati, ben percorribili, ve ne sono tanti: dai devozionali a quelli “profani” degli sfrosatori dei secoli scorsi; dai percorsi dei rivoltosi antinapoleonici dei primi anni del 1800 a quelli dei ribelli del secolo scorso, i partigiani che nel 1944/1945 scatenarono l’inferno contro l’oppressione nazi-fascista. Distinguibili dai caratteristici segnavia biancorossi (o bianco gialli), sono sentieri riorganizzati, un massima parte da un gruppo di amici instancabili che riprendono la storia ripercorrendo le parti più belle del monte Lama, del Menegosa, del Santa Franca, attraversando piccoli borghi rurali in sasso; sentieri che conducono alla vecchia chiesa, al santuario, alla croce più alta, alla grotta, al gran bosco e alla vetta sommitale del crinale del nostro Appennino.
Percorsi inseriti in una rete sentieristica, quella della media e alta valle, che si interseca, che “collabora”, con altri sentieri, con altre reti di comunicazione lenta per raggiungere altre mete oltre la Valle dell’Arda, e della Valtolla.
Sentieri antichi che ancora raggiungono il mare dei Ligures o la Lunigiana, tra orizzonti susseguenti e infiniti.
Nella piazza di Morfasso(² ³) c’è una grande mappa con ben esposti alcuni di questi sentieri e, lo stesso, troverete altre indicazioni sentieristiche nel piazzale della Chiesa e del Museo della Resistenza di Sperongia di Morfasso (³bis); e il vostro-nostro vagar tra i monti si arricchirà di notizie, di sensazioni, di odori, di sana fatica escursionistica, di silenzi, di ammirazione dell’infinito Belpaese.
NOTE
(¹) Via dei Monasteri Regi, variante Francigena medievale, da Fiorenzuola a Pontremoli, dove si ricollegava con la Via Francigena detta di “Sigerico” per raggiungere Roma. Tracciata in attesa dell’apposizione dei segnavia.
(²) Recentemente sono stati tracciati con apposizione dei segnavia i sentieri Morfasso- Monte Menegosa e Morfasso- Santa Franca.
(³) Con partenza da Sperongia, è tracciato con apposizione dei segnavia il sentiero di Giovanni lo Slavo (capo partigiano), che conduce nei luoghi naturali più belli della zona alto-valdardese, ove sono registrati episodi legati alla guerra di resistenza antifascista.
(³bis) Dal passo del Pelizzone è possibile fare lunghe escursioni sommitali sui monti Carameto, Groppo di Gora, Castellaccio, Lama, passo Linguadà, Menegosa, raggiungere Santa Franca, La Penna, il Parco del Moria, ecc… Dal Passo medesimo è anche tracciato e ben segnalato un tratto del percorso francigeno “Via dei Monasteri Regi” fino a Bardi. Altre escursioni sono possibili sui monti di Vezzolacca, sulla Rocca dei Casali, sul Monte Giogo, sui crinali della Valle dell’Ongina tra Bacedasco, Vernasca e Vigoleno…

