VENGO CON QUESTA MIA A PREGAR SUA ECCELLENZA…
(Sergio Efosi Valtolla, fotoamatore, escursionista e narratore).
1-LE DISAVVENTURE DEI GIROVAGHI DELLO STATO DI PARMA E PIACENZA…“.

Sono un girovago della Val d’Arda mi chiamo Corvi Giacomo del fu Lorenzo e sono nato a Sperongia nel comune di Morfarsi (Morfasso), provincia di Piacenza nel 1829.
Vengo con questa mia a pregar Sua Eccellenza se è possibile a mandarvi il passaporto, e il Certificato di buona condotta, mi raccomando alla sua bontà…”
Questo era il tenore della lettera che il “girovago” di Sperongia aveva spedito dalla Prussia all’incaricato degli Affari Esteri del governo ducale di Parma.
Il Corvi chiedeva il passaporto per Prussia, Russia e Francia.
Nel suo girovagare aveva perso il passaporto che le autorità gli avevano rilasciato il 20 febbraio 1850. Praticamente il documento non era neppure arrivato alla sua prima vidimazione.
Questo non era l’unico caso, tantomeno un caso raro.
Tuttavia non era sempre la distrazione dell’emigrante a causare lo smarrimento del documento.
Infatti Casali Giovanni, anch’egli morfassino da Pedina scriveva all’incaricato degli Affari Esteri di Parma di essersi imbattuto in una “disgraziata” situazione mentre stava recandosi a Kraiova (Romania).
Da quelle parti aveva incontrato i cosacchi che lo avevano spogliato di tutto (nel vero senso della parola), insieme ai suoi compagni di viaggio.
Il Casali chiedeva protezione e, per provare la sua buona fede, inviava il numero del documento provvisorio rilasciato dalle autorità austro-ungariche di Galatz (tale documento provvisorio gli aveva consentito di proseguire il viaggio fino a quel punto).
Chiedeva, il poveruomo, i documenti per poter far ritorno in Patria a Pedina.
Queste richieste richiedano tempo e denaro, dunque anche molto pazienza e i mezzi sufficienti per “sopravvivere”.
Tali documenti, infatti, avevano un costo e le autorità Ducali o italiane li facevano recapitare nei consolati o uffici comunali di quei lontani luoghi. Il girovago che generalmente era segnalato e “tracciato” nei suoi spostamenti dalla polizia locale veniva avvertito dove avrebbe potuto ritirare, pagando, il suo nuovo documento.
MESTIERANTI, CLANDESTINI E VITE GRAME…

C’erano però anche, se pur rari, casi di persone che assumevano altra identità o restavano “in clandestinità”, in terra straniera per lunghi periodi, quando non per l’intera vita.
I mestieri dei “girovaghi” del Ducato erano l’orsante, il semenzino, il merciaio, il musicante, il ciarlatano, il calzolaio, il sarto e non mancavano la cucitrice, l’orafo e il generico mestierante che si adattativa ai lavori agricoli, forestali, edili e stradali.
Per lo più i musicanti e gli orsanti (che taluni definivano:”ballaorsi” o “ballacani”), una categoria ben rappresentata nell’emigrazione dell’epoca, fondavano compagnie con altri girovaghi per partecipare a fiere, mercati e manifestazioni varie in territori stranieri, giusto per vivere, solo per necessità vitali; anche se qualcuno, in verità pochissimi, fecero fortuna.
Si trattò per la maggior parte di essi di vite “grame” dove non era facile mettere insieme il pranzo con una cena…
Qualcuno di tali emigranti-girovaghi-artisti non fece mai ritorno a casa e neppure gli stessi congiunti o familiari furono in grado di rintracciarli, neppure da morti.
NOTE
La mia narrazione è ricavata e sceneggiata da CSVC-Centro Studi della valle del Ceno, dal volume “L’emigrazione girovaga parmense …” di M.Ascari – Bardi 2006.
Altre notizie, immagini e oggetti visitando il “Museo degli Orsanti” di Vigoleno.
Vedi pagina facebook.
Una ventina di anni fa in Cortevecchia a Grazzano Visconti era stata allestita una mostra fotografica e con attrezzature sugli Orsanti, Molto interessante. Buona giornata Sergio