Il borgo storico di Castell’Arquato sorge su una propaggine estrema delle colline valdardesi digradanti verso nord, verso la pianura, quelle che costeggiano, in sponda sinistra, il torrente Arda.
La Rocca di Castell’Arquato sorge proprio sul quel promontorio, tufaceo e roccioso , che a strapiombo si getta nel torrente. Per molti secoli l’Arda, lambendo direttamente queste alture fino a Niviano di Lugagnano, ho costretto gli uomini, che risalivano la valle verso gli Appennini, a transitare nel borgo medesimo e di qui a proseguire sul filo di costa ovvero, quando la stagione lo permetteva, a proseguire sul tracciato “stradale” posto tra mezzacosta e la riva del torrrente medesimo.

Al culmine di questo promontorio sorsero, in epoche diverse, il castello, la chiesa plebana, ora collegiata, e il palazzo del “governo” raccolti nella piazza dell’alto paese.
Quella che subì, nel corso dei secoli medievali e rinascimentali, diverse modifiche, anche molto importanti e imponenti, fino a raggiunge l’atttuale assetto monumentale.
Si trattava di una piazza centralissima, ben difesa su tutti i lati e, cosa fondamentale, situata in posizione molto strategica per controllare tanto la Valdarda quanto parte della Valchiavenna.
Oggi decantiamo la sua meravigliosa posizione paesaggista ma un tempo, quando questi argomenti non avevano alcun interesse, Castell’Arquato era una piazzaforte militare di grande importanza strategica e un centro amministrativo e politico di grande rilievo.
Una delle realizzazioni più importanti sulla piazza fu proprio la Rocca Viscontea in epoca tardo medioevale (metà del 1300 ca.), altissima torre difesa da un castello quadrato a strapiombo sull’Arda, che consentiva (consente) una vista incredibile a 360 gradi sull’intera vallata. Un forte militare di straordinaria bellezza!
Il Borgo che con ogni probabilità ereditò parecchi dei frattici “veleiati”dovette già essere importante, anche militarmente, nel lungo periodo delle guerre “barbariche e gotiche”, tra la fine dell’anno 400 e la metà dell’anno 500 dopo Cristo, l’epoca della totale dissoluzione di quanto ancora restava dell’Impero Romano d’Occidente .
Epoca di invasioni continue, di guerre e saccheggi, di gravi carestie ed epidemie. Popoli Goti contro Bizantini, eredi questi ultimi del decadente impero romano d’occidente, fino alla definitiva affermazione dei Longobardi, provenienti da nord est.
Guerre che portarono al collasso l’intera Penisola la cui popolazione subì non solamente gravissime e prolungate carestie ma anche una flagellante epidemia di peste con il conseguente abbandono quasi totale delle città, di tanti borghi e delle opere civili costruite durante l’impero (ponti, strade e stazioni di posta in primis).
Castell’Arquato per un certo periodo, come altre importanti zone “strategiche” del Paese, fu bizantina che poi dovettero definitivamente cedere ritirandosi dal Nord con l’arrivo dei “barbari” Longobardi citati. In poco meno di 40 anni, i bizantini, sparirono quasi del tutto dall’intera penisola italiana e anche Castell’Arquato subì le sorti del resto del Paese.
La ripresa per il borgo venne favorita proprio dal fatto di essere una importante “piazza strategica”, posizionata sull’importante asse di comunicazione che dalla vicina Via Emilia a Fiorenzuola d’Arda, attraversando la Valdarda, poteva raggiungere il centro Italia superando le valli del Ceno e del Taro in modo sicuro.
Ben presto i Longobardi compresero tale importanza e con la fine dell’anno 600-inizio dell’anno 700 favorirono “a modo loro” tale importante arteria di comunicazione, commerciale e anche devozionale, favorendo l’insediamento degli abati lungo l’asse Fiorenzuola, Passo del Pelizzone, Bardi-Gravago, Passo del Borgallo, Pontremoli, proprio come avevano fatto in precedenza a Bobbio con San Colombano. Nella zona di Morfasso sorse, di conseguenza, l’importante Abbazia di Tolla che per secoli amministrò l’intera alta Valdarda garantendo il transito di uomini e merci da e per il centro Italia. Questa Via, percorsa anche da tanti pellegrini, diverrà la Via Francigena della Valdarda denominata “Via dei Monasteri Regi”.
Si ha conferma precisa di tale “asse viario”, che raggiungeva in sequenza i Monasteri “Longobardi” citati, già nell’anno 744 quando re Ildebrando, Longobardo, dona al vescovo di Piacenza (anche per compiacere il potere religioso, molto potente) i monasteri di Florentiolae, Tolla e Gravago.
Castell’Arquato divenne quindi, con Fiorenzuola e Tolla, sempre più il centro politico civile, religioso e militare della vallata. A Castell’Arquato sorsero, nei secoli successivi, importanti monasteri e ospitali per viandanti e pellegrini e le sue funzioni strategico-militari, civili e religiose resterano inalterate per secoli anche dopo la decadenza della vicina, potente abbazia di Tolla (Morfasso) che amministrava un territorio, pur montuoso, ma molto vasto. Il Borgo arquatese conserverà, unico nell’intera valle, anche le sue caratteristiche architettoniche che possiamo ancora in massima parte ammirare.
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