I MISTERI DI VIGOLO MARCHESE…
(Sergio Efosi Valtolla, fotoamatore, escursionista e narratore)
Il complesso monastero-ospitale-chiesa sarebbe stato fondato dal marchese Oberto degli Obertenghi nel 1008, accanto al battistero che si ritiene preesistente.
Dopo i primi momenti di splendore il convento declinò e venne dato in Commenda dal papa al Capitolo della Cattedrale di Piacenza.
Nel 1310 Alberto Scoto occupò il borgo di Castell’Arquato e, mise a fuoco Vigolo Marchese.
Nel 1315 fu Gian Galeazzo Visconti a incendiare nuovamente chiesa e il convento (significa che il luogo era ancora molto importante).
Ma dell’edificio “rotondo”, il magnifico battistero citato, che sorge accanto alla chiesa cosa si sa? Venne incendiato anch’esso? Era un Battistero oppure fu costruito sul modello della chiesa della resurrezione di Gerusalemme? Mistero irrisolto.
L’altro dei misteri di Vigolo aleggia attorno alla figura di Sant’Ippolito.
ANDIAMO CON ORDINE…
A Vigolo in quei periodi, anche ben prima della fondazione della chiesa citata e del suo monastero-ospitale, come in tante altre località piacentine, transitavano i pellegrini francigeni, provenienti dal nord Europa e dalla stessa Italia Settentrionale.
Tali pellegrini erano molto attenti ai luoghi sacri che “richiamavano” il Santo Sepolcro (l’edificio “rotondo” di Vigolo), o che conservavano “corpi” dei Santi, a cui si attribuivano forti poteri miracolosi.
Oberto II, poco tempo dopo la fondazione arricchì la chiesa con le reliquie di Sant’Ippolito.
Dunque Vigolo Marchese, in quel periodo di forte pellegrinaggio, incarnava tutto quanto desiderava incontrare il viaggiatore: un edificio che richiamasse il Santo Sepolcro e una chiesa contenente il corpo di un santo martire.
IL MISTERO DI SANT’IPPOLITO
Qui nasce il dubbio, il secondo mistero: si trattava di Sant’Ippolito o di San Potito?
Gli antichi cronisti e storici sono spesso andati oltre la notizia storica dando per martirizzato un Ippolito nel territorio piacentino.
Ma il Santo festeggiato in gennaio, esattamente il 13, è stato martirizzato, secondo gli ultimi studi storici, in Puglia e non a Piacenza in Emilia e non si tratterebbe di Ippolito bensì di Potito.
La cosa sarebbe andata così: è stato trascritto in maniera errata il nome di Potito. Anziché Potitus avrebbero scritto Politus, da cui discente Hyppolitus (Ippolito).
LE RELIQUIE A VIGOLO…
Ma perché le reliquie di Hyppolitus raggiunsero Vigolo Marchese?
In onore dell’Imperatore Massimiano Erculeo venne tracciata una direttrice che da Milano raggiungeva la città portuale di Otranto (un porto molto importante nel periodo Romano per il Medio Oriente) passando per Piacenza e Rimini; rendendo in tal modo agevole lo scambio tra i due estremi. In questo contesto è probabile che il 30 gennaio 1010 siano giunte le sue spoglie a Vigolo da “Miliano” di Puglia.
Da quel tempo si onora S.Ippolito martire a Vigolo Marchese il 30 gennaio.
La tradizione vuole che in occasione della “sagra” paesana, celebrando il Santo, in chiesa si distribuiscano piccoli panini benedetti, confezionati senza lievito e sale con impressa l’effige del martire, che avrebbero il potere di tener lontano le malattie.
In altre occasioni, più antiche, quando praticamente si faceva il pane in casa, l’usanza era quella ci portare in chiesa un pezzetto di pane da far benedire e custodire per l’intero anno come “segno” taumaturgico*.
*(Per andare oltre il mio semplice racconto e conoscere la vicenda storica consiglio “Vigolo Marchese”, tipleco, Piacenza 2011, pagg.88-94).