IERI, IL TEMPO DELLE VACANZE IN VAL D’ARDA
(Sergio Efosi Valtolla, fotoamatore, escursionista e narratore)
“Quando ero piccolo solo pochi andavano in vacanza”… quante volte lo abbiamo sentito ripetere dai nostri fratelli maggiori, dai nostri genitori o dai nonni che hanno trascorso i loro anni migliori nell’Italia del disastro bellico.

Poi, dagli anni sessanta del secolo scorso, qualcosa è iniziato a cambiare e per le vacanze estive, quando era possibile, ci si spingeva verso la collina e la montagna appenninica, spesso a pochi km da casa, in località non sempre facili da “avvicinare” agevolmente, con strade davvero faticose da percorrere.

Tuttavia non ci si scoraggiava facilmente e con la prima utilitaria, in corriera, lambretta e bicicletta si raggiungevano le case dei nonni, degli zii, della famiglia paterna o materna, oppure i piccoli alberghetti disseminati un po’ ovunque nei piccoli paesi collinari e montani della provincia.

Erano, di sicuro per ragazze e ragazzi, vacanze spensierate, all’aria aperta, a scorrazzar per campi e boschi e a fare il bagno in torrenti e fiumi (le piscine in Val d’Arda e Valtolla non esistevano!).

Erano le vacanze del ritrovo nelle osterie per ascoltare la canzone del momento con il jukebox, a giocare al calciobalilla, a ridere per nulla…
Si organizzavano le gite sulle vette dei nostri bellissimi monti e le sagre paesane godevano di una grande partecipazione con balere improvvisate, qualcuna molto “improbabile” ma dove l’importante era ballare, ballare, ballare e svagarsi il più possibile.
I ragazzi al pomeriggio della domenica andavano al vespro e poi a giocare a pallone; quelli più grandicelli con le amiche andavano ad ascoltar musica con un mangiadischi in un luogo tranquillo, un po’ appartato e soprattutto lontano dagli occhi di zie, nonni e genitori.

In quelle settimane di vacanza c’era tanta gente e il massimo della presenza si raggiungeva per la ricorrenza patronale quando arrivavano davvero tutti; perché questa era occasione per rivedersi, raccontarsi le storie di un anno trascorso altrove e a volte dopo anni di assenza per motivi di lavoro o perché emigrati all’estero.
I ricordi di quei tempi passati, spesso, sono stati impressi da geniali fotografi che producevano cartoline illustrate con un tocco davvero unico, come avessero voluto fermare il tempo; immagini che raccontavano un pezzo di paese: il monumento, l’osteria, la scuola elementare, la chiesa, una veduta particolare, un panorama; cartoline dove spesso entrava il ‘testimone’ umano che si acquistavano nella palta o nell’osteria locale per spedirle in tutto il mondo, con una spesa davvero alla portata di tutti.

Non esistevano cellulari, l’unico telefono presente in paese era, spesso, uno solo e pubblico per l’intero paese; non sapevamo nemmeno cosa significasse SMS, ma tutti stavano bene lo stesso.
Si potrebbero scrivere tante altre cose ma questo compito lo affido alle vecchie cartoline delle collezioni personali degli amici Fabio Piazza e Paolo Morlacchini.



Bella storia che crea un dipinto della vita al suo meglio, grazie per averlo condiviso