Morto un prete se ne fa un altro?

DON GIOVANNELLI img_20140801_223723Pare che il vecchio detto ” morto un prete se ne fa un altro” in valtolla non sia più attuale. A legger la stampa locale, che non oseremmo mai contraddire, pare proprio che le cose stiano così e che il nostro Vescovo abbia deciso di non sostituire nessun prete che muore da queste parti.

Andiamo con ordine…

Poche settimane fa muore  don Giovanni Giovannelli, parroco di Sperongia e anche di Pedina, Villa Casali e Settesorelle, classe 1934, a Sperongia e in valtolla dal 1967.

Passano poche settimane e si viene a sapere attraverso un articolo di Libertà che il compianto parroco citato non sarà sostituito da un altro prete e che i parrocchiani dovranno fare da soli.

Lo avrebbe detto il vicario Illica pochi giorni dopo la scomparsa del loro Don “…spiegando alle 150 persone presenti che i parrocchiani dovranno assolvere le funzioni che prima erano prerogativa del prete: dal possesso delle chiavi delle chiese, alla raccolta delle offerte, ai rapporti con le banche, fino alle preghiere per le letture e ai rosari per i defunti. Una soluzione che a molti proprio non va giù…” 

«…Le parrocchie sono allo sbando – sono insorti un gruppo di fedeli -…Contestiamo il fatto che nessun parroco verrà a gestire le quattro parrocchie: la riunione è servita solamente a rendere note decisioni già prese. Ai futuri rosari, le veci del parroco dovranno essere prese da un parrocchiano: a breve, probabilmente, a lui saranno affidati anche altri riti religiosi, o la gestione degli archivi e delle casse parrocchiali. Il mondo della nostra parrocchia finirà dunque in mano ai laici?…Siamo un gruppo di parrocchiani davvero delusi».

…Numeri alla mano, era stato previsto il dimezzamento delle tonache diocesane entro il 2030 e la loro scomparsa nel 2059.
Un trend che finisce per penalizzare prima di tutto le piccole parrocchie, soprattutto in località isolate e di montagna. La morte di un anziano sacerdote, come è stato il caso di don Giovanelli, il più delle volte significa la fine della vita della chiesa così come era stata conosciuta per decenni, con un parroco disposto a raggiungere anche le case più lontane, ad esserci sempre, ad ascoltare e confortare i propri parrocchiani…

Questa è pressapoco la situazione. Ma sarà poi vero che nessuno andrà a sostituire don Giovannelli? Ci dovremo abituare a questa modalità di gestione delle parrocchie montane?

Ci saranno dei consigli pastorali senza “pastore” che amministreranno la fede? Dura, molto dura per gli anziani fedeli accettare tali novità ma i tempi non lasciano spazi a sentimentalismi di sorta. In fin dei conti, senza entrare nel merito dei legittimi punti di vista di tutti, la fede e l’attaccamento alla propria chiesa, al luogo di preghiera comunitario, non può dipendere da un prete…

A questo punto del discorso resta  irrisolto il dilemma ” morto un prete se ne fa un altro?”.

PS: Caro don Giovannelli, perdonaci per queste frasi forse un po’ irrituali, riposa in pace e veglia su di noi.

chiesa di Sperongia vista dal piazzale fronte strada
chiesa di Sperongia vista dal piazzale fronte strada ( a sinistra il monumento dei caduti, a destra il museo della resistenza)

 

Un commento

  1. che cosa triste…. siamo davvero allo sbando… mi sa che ci dobbiamo metter sotto per davvero noi abitanti della montagna per ritirare su le sorti delle nostre splendide valli !!!

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