Faggio degli inni e dei romei, sperduto tra più comuni dell’Appennino

FAGGIO DEGLI INNI E DEI ROMEI, SPERDUTO TRA PIÙ COMUNI DELL’APPENNINO

(Sergio Efosi Valtolla, fotoamatore, escursionista e narratore)

Faggio, vista sulla chiesa dalla strada

Un titolo lungo perché questo piccolo borgo appenninico lo merita tutto. 

Raggiungere Faggio un tempo doveva essere molto meno facile, come del resto lo era per tante altre località della grande diocesi di Piacenza-Bobbio che si estende, in questo caso, anche nel territorio montano della confinante provincia parmense. 

La strada, dal Passo delle Pianazze, scende verso Bardi fino a raggiungere Pione, nelle cui vicinanze c’è la deviazione per Faggio, una piccola località che spunta sulle pendici del monte di Pione, lungo il rio Porcellana.

La carrabile è stata realizzata su uno dei percorsi dei pellegrini francigeni, un tratto di Via degli Abati e Via dei Monasteri che a Pontremoli si ricongiungono con la Via Francigena europea che conduce a Roma “Ad Limina Petri”. 

A Faggio sono arrivato perché attirato, affacciandomi dalla strada “alta” quella citata che scende dalle Pianazze, da quel vecchio campanile che spunta tra boschi e campi. 

A Faggio, riferiscono le cronache storiche, nel 1566 esisteva un oratorio e recenti scavi hanno portato alla luce sul Groppo di Melagrana i resti di un’antica fortificazione risalente alla metà del secolo XIII. 

La chiesa di paese, dedicata a Sant’Ilario, è bisognosa di grandi cure. 

La facciata, bella e baroccheggiante, si ispira un po’, come altre in zona, a quella di Monastero di Gravago; il campanile in pietra è del 1890. 

All’interno della chiesa, a navata unica, si trovano dipinti della fine del seicento e della metà del settecento; particolarmente belli i sedili lignei del coro, opera finemente realizzata dai Gandolfi, artisti locali, in stile neorinascimentale.

Faggio, interno della chiesa

FAGGIO E I ROMEI 

Accanto alla chiesa, sulla strada, è stato posto un cartello stradale che la localizza in località “I Romei” ma in realtà quest’ultima, con “Case Ini”, è posta più verso il confine con il piacentino, in direzione Pianazze. 

Si racconta che i pellegrini, definiti “romei” , scesi dalle Pianazze, una volta raggiunta la località “Case Ini” iniziassero a cantare inni (da cui deriverebbe “Case Ini”) rivolti al Signore e gli rendessero onore lungo l’intero percorso fino a superare la chiesa (anticamente oratorio) di Faggio in direzione Bardi. 

In pratica siamo in una vera enclave mistica di montagna, lontana da rumori e inquinanti ambientali; una montagna meditativa, diversa da quella più famosa, qualcosa che sta scomparendo ma che siamo ancora in tempo a rivitalizzare anche solamente andandovi a passeggiare per un giorno e a fare brevi vacanze in ogni stagione, inverno compreso, quando possibile. 

Faggio, la grotta della Madonna di Lourdes

Mi piace andare a “prendere un caffè”tra i monti che amo di più, a mangiare un panino o a pranzare al Pianazzo, al Pelizzone, a Prato Barbieri, a Boccolo, a Montereggio, a Selva di Ferriere, al Ponte del Lecca, a Ponte Ceno, a Cassimoreno, a Pradovera e in tanti altri luoghi della montagna meditativa; resto connesso con chi ha aperto (o lo fa da tanti anni) un’osteria, un bar, un negozio, un agriturismo, un b&b. Provateci anche voi!

Questo, nello specifico, è un luogo dove passare una giornata in santa pace, quella vera, ascoltando il battito del cuore, i rumori della natura, il vento che gira e i nostri pensieri, camminando e ammirando L’Appennino. 

UN PÒ DI GEOGRAFIA POLITICA 

Faggio, prima di approdare in comune di Bardi, è appartenuto a due comuni: al Comune di Boccolo dei Tassi e poi a quello di Pione (comune nato nel gennaio 1927, soppresso dopo soli 5 mesi e riassegnato, in parte, a Bardi con le frazioni di Faggio, Pione e Boccolo). 

Di fatto l’intero territorio è sempre stato piacentino, fino dal medioevo, come del resto lo è stato il territorio di Bardi fino al 1923, quando venne assegnato a Parma. 

Faggio, interno chiesa con vista su altare e coro

CHIESA SETTECENTESCA?

Menzionata per la prima volta nel 1566, la chiesa di Faggio fu quasi completamente ricostruita, secondo alcuni studi, verso il 1840 (altri studi datano la ricostruzione un secolo prima); consacrata nel 1906 e restaurata in parte nel 1978. Il luogo di culto, caratterizzato da una bella facciata in stile barocco, al suo interno conserva i segni della devozione a Sant’Ilario, a San Rocco (una costante in tantissime chiese lungo i percorsi Francigeni) e alla Madonna di Lourdes. 

La chiesa, quella che ispirava gl’inni ai romei diretti a Roma, si trova in una delle zone appenniniche più instabili dal punto di vista sismico e per questo sarebbe davvero utile un serio intervento di consolidamento statico dell’intero edificio e un recupero interno. 

Grazie al sig. Franchini Bruno che mi ha permesso di visitare la chiesa che porta al suo interno, come ben si nota dalle immagini, i segni del dissesto causato da un recente terremoto.

(Fonti storiche: valcenostoria.it, Wikipedia). 

Faggio, vista area
Faggio, vista sulla chiesa

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