(riceviamo dal lettore Adelmo D. un breve articolo che pubblichiamo)…..
Un Paese si modella attraverso la sua storia, attraverso la civiltà che riesce ad implementare, come un rimando continuo…poiché l’orizzonte assoluto non esiste…….Una comunità locale pertanto segue le sorti, non è avulsa, da ciò che accade nel Paese.
Parlando di un Paese che si modella e di una comunità che ne segue le sorti è inevitabile parlare anche del nutrimento, del cibo, delle sue genti.
Dalla caduta dell’impero romano fino a pochi decenni fa, nel nostro Paese, quello del nutrimento delle persone è stato un tema ricorrente…nel senso della disponibilità più che della qualità.
dalla fame all' opulenza
Durante questo lungo periodo, i secoli sono anche stati scanditi dal tempo della fame e dal tempo della carestia!
Fame e carestie, fame e malattie, fame e pandemie, guerre e carestie hanno “spinto” milioni di individui a migrare alla ricerca della sicurezza del cibo e della stabilità di esso…dapprima nello scenario europeo poi verso altri continenti con migrazioni ” bibliche “.
Questi fenomeni, nei tempi moderni e contemporanei, hanno lasciato profondi segni in alcuni Paesi europei ad iniziare dal nostro che già alla fine del secondo conflitto mondiale contava oltre 25 milioni di emigranti (c’è stato un periodo che vi erano tanti emigranti quasi come quanti residenti…. alla fine del 1800 eravamo in 25 milioni e vi erano già oltre 15 milioni di emigranti …momenti drammatici!).
Come si affermava poc’anzi uno dei problemi principali era il cibo oppure, se preferite, la fame atavica che colpiva intere popolazioni delle zone interne e montane che ciclicamente soffrivano anche per la scarsità dei raccolti e per un’ alimentazione estremamente povera e contenuta (in talune regioni l’alimentazione esclusivamente maidica….provocava la pellagra……ecc…).
Fin verso la metà del 1800, esclusa una minoranza di privilegiati, gli europei si alimentavano solo quasi esclusivamente con i cereali ( il 90% della spesa alimentare se ne andava per le farine di cereali…si badi bene: farine! ) e nei decenni che seguirono vi furono solo ” degli aggiustamenti ” nella povera dieta del tempo e poco più.
Iniziò a prender piede il mais che rendeva di più, a parità di terra e di semente impiegata, rispetto alla segale a gli altri cereali.
Si affermò anche la patata(come era già accaduto in alcuni paesi del nord) che a parità di superficie seminata permetteva di ” mantenere” il quadruplo delle persone rispetto ai cereali ( ancora una volta il problema che si poneva non era la qualità ovvero una dieta equilibrata, per una popolazione che lavorava solo manualmente, bensì la quantità da produrre per “sfamare tutte le bocche della famiglia”) .
Una precisazione è d’obbligo: mais, patata e riso, pur conosciuti fin dal 1500, stentarono ad essere introdotti nella pratica agraria e solo le azioni (e le coercizioni)dei governi del 1700 convinsero gli agricoltori a seminare tali prodotti ( soprattutto per difendere meglio le posizioni e i privilegi dei nobili ed evitare che carestie e fame minassero la pax sociale).
Tenete conto che stiamo parlando di razioni alimentari monoprodotto e “ridicole” rispetto a quelle attuali.
Verso la metà del 1800 le razioni di pane quotidiano, composto da segale, orzo, granturco e raramente frumento, si aggiravano intorno a 500/600 gr per adulto…. accompagnati da ” poco o niente ” per i contadini e gli operai ( il 90% della popolazione) impiegati per attività esclusivamente manuali.
Queste razioni di pane diminuirono con l’introduzione della patata che apportava anche nuovi principi nutritivi e soprattutto non provocava i gravi danni alla salute che alcune alimentazioni monocolturali stavano provocando ( il mais in testa).
…….Ma intanto, se pur lentamente, fecero la comparsa tecnologie nuove….nuove linee genetiche che offrivano sementi più produttive…iniziava una lenta, lentissima rivoluzione agraria …la seconda dopo quella del 1700 (quella che abbandonò la pratica del maggese per introdurre la rotazione cereali-leguminose da foraggio…).
Questa rivoluzione, nel nostro Paese, andrà a congiuntura, tra guerre, avventure coloniali, emigrazione, arretratezza secolare solamente all’ inizio degli anni 60…..in alcune zone interne e montane solamente con l’inizio degli anni 70……nell’epoca dei Beatles, dei capelloni, della mitica 500, delle proteste operaie e sociali……e sono passati solo 40 anni!
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nota della redazione
Grazie all’amico ADELMO D. per il suo contributo….attendiamo altri articoli per pubblicarli.
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