C’è un lato opposto, e appena contiguo, alla Valtolla oltre il quale si scopre un mondo che poi tanto diverso dal nostro non ci appare. L’altro lato dei monti Santa Franca, Menegosa e Lama ci riserva, infatti, una valle, quella del torrente Lavaiana, raccolta e incantevole con Groppallo quale dominus severo appollaiato sullo spartiacque con il Nure e poco distante dal Ragola che, tra i primi, accoglie le brezze che giungono fin quassù dal mare dei liguri.
Siamo, parecchi di noi, abituati a percorrere questo anfiteatro del nostro Appennino emiliano interno in tutta fretta, seguendo la via della mezza costa che da Groppallo ci porta a superare il passo di Linguadà, in direzione di Bardi, o viceversa per dirigerci nella valle del Nure, e così ne perdiamo i suoi tratti migliori, quelli più nascosti e decisamente più antichi e suggestivi.
Tratti che i pellegrini-escursionisti che percorrono la Via degli Abati colgono sicuramente meglio.
Ma proprio recentemente un bravo scrittore, e appassionato fotografo, ci ha regalato un libro sugli oratori più belli del “groppallino”, un bel contributo alla storia locale; e forse ci sta riservando altre sorprese che con piacere attendiamo.
Stiamo parlando di Claudio Gallini che ci ha deliziato con “Gli oratori di Groppallo” e che ha permesso agli autori del volume “Il Cammino di Santa Franca” di scoprire che anche il culto della Santa valdardese di Vitalta di Vernasca ha travalicato il passo omonimo approdando nel più importante degli oratori descritti dal Gallini, in quello ahimè perduto di Tornara, eretto dall’antica e potente famiglia di Leonardo Cavanna, figlio di Andrea detto il “Pacchiarotto”.
Ma oggi siamo qui per mostrarvi un testimone di questo scrigno della natura appenninica che superati i 90 anni vive e ancora lavora da queste parti. Il sig. Provini, mugnaio della val Lavaiana, macinatore tanti lustri di grani fini e mais “polentari” che ancora vende ai suoi numerosi e affezionati clienti.
Ma le sue passioni, ci ha confidato, sono da sempre le belle donne e la musica, quella popolaresca che, autodidatta, ha imparato a suonare con una delle sue fisarmoniche, custodite come gioielli.
Compromesso il primo mulino alimentato ad acqua, senza perdersi d’animo, ne ha realizzato un secondo ancor ben efficiente che con la “preda” e l’acqua macina in maniera ottimale con ottimi risultati.
“Se avessi potuto – ci ha detto l’anziano mugnaio – avrei anche riparato questo più antico, che vi sto mostrando, per continuare a usarlo perché andava benissimo ma…”.
Per noi, visitatori per caso, è stato impossibile, una volta giunti nella sua aia molitoria, sottrarci al rito di un bicchiere di vino, che da queste parti si offre come un tempo; di quello buono, bianco, che precede il pasto del mezzodì tra una chiacchiera e una suonata di fisarmonica perché il tempo può attendere… e i rapporti sociali sono più importanti del resto.
Canevari, tra Boccolo della Noce, Bruzzi e Selva di Sotto, è il luogo dove abbiamo “scoperto” e raccolto questa bella testimonianza tra riti passati e buoni ricordi che difficilmente potremmo dimenticare.

è un vero piccolo mondo antico……….. che merita di essere conosciuto , ma custodito come in una campana di vetro, e in modo particolare diffuso nelle scuole primarie piacentine in modo da trasmettere ai ragazzini la nostra storia contadina
sono d’accordo che deve essere castodito e fatto conoscere meglio nelle scuole. Qui sta la nostra storia che non è sempre fatta di re, generali e condottieri…
grazie franca
p.il blog
sergio valtolla