Valtolla:la fine…

Castell'Arquato 1842
Castell’Arquato

Carlo il Grosso, Imperatore dei Romani (…degli italiani) dell’anno 880, Ugo e Lotario II dall’Anno 936 e Enrico II, il Santo,  nell’anno 1015,  proteggevano l’Abate di Tolla con tutti i beni che questi possedeva e che avrebbe acquisito per l’avvenire. Con questo ordinavano espressamente che nessun “giudice” inferiore al loro rango potesse disturbar loro, i servi e gli uomini liberi che abitavano nei territori amministrati e posseduti  dall’abbazia senza il consenso dell’Abate medesimo. Questi privilegi furono confermati dall’Imperatore Federico Barbarossa nel 1167 che donò all’Abate il castello di Sperongia, Lugagnano e Morfasso con le “utilità” (i terreni) e gli “onori” (i privilegi) che erano necessari.   Cosi per diversi secoli.

E mentre l’Abate amministrava pacificamente tale “giurisdizione” di Val di Tolla concessa dagli imperatori fu “spogliato” di tali beni dalla nobile famiglia dei Rossi.

Nel 1541 Guido Ascanio, all’epoca commendatario dell’Abbazia di Tolla, figlio di Bosio II Sforza (quarto conte del ramo dei Santa Fiora) e di Costanza Farnese, a sua volta figlia naturale del Papa Paolo III (1534-1549), denunciò tale situazione e i beni furono restituiti. Successivamente il commendatario dell’Abbazia Mario Sforza e Giudo Ascanio divenuto nel frattempo Cardinale, conservatore dei beni dell’Abbazia, riservandosi l’approvazione del Papa (il nonno), il 17 aprile 1545 affittarono, a livello perpetuo (quindi anche agli eredi), tutti i beni dell’Abbazia ai Conti Sforza (padroni di Castell’Arquato).

L’abbazia ricevette il colpo finale, era la fine definitiva della vita autonoma della Valtolla.

Una spoliazione e una decadenza continua che durò almeno fino alla metà del secolo XIX (fino alla fine del Ducato di Parma e Piacenza).

(tratto da un resoconto di cronista anonimo)

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