(Sergio Efosi Valtolla, fotoamatore, escursionista e narratore)
UN PO’ DI RICORDI…
Anni fa, in una calda giornata del tardo autunno, avevo percorso l’area geologica del Rio Stramonte, un rio che scorre tra i calanchi che “spaccano” la terra tra Prato Ottesola e Diolo in Val Chiavenna (comprensorio amministrativo Val d’Arda), a due passi da Lugagnano Val d’Arda e Vigolo Marchese.
Quando giunsi da quelle parti, con il sole già un po’ basso alle mie spalle e sul fianco, il Rio non si udiva nemmeno scorrere, era solo nella mia immaginazione, ma l’area era da visitare, era una di quelle inserite nell’allora Riserva Geologica del Piacenziano. Per un’ora camminai guardandomi attorno, mentre le ombre si allungavano, trasformando la mia altezza in maniera grandiosa…
Non si trattò di una gran esperienza per cui decisi che prima o poi sarei tornato per traversare a piedi tutta quella costa bassa fino a raggiungere La Torricella.
Sono in molti a conoscere la zona per essere passati in auto sulla strada che congiunge Prato con Diolo, ma ancor più sono coloro che non hanno mai percorso quel sentiero.
Dopo aver camminato tra strade francigene, borghi antichi, Alpi e Appennini, dove ho ammirato panorami mozzafiato, cascate impetuose, fiumi e torrenti placidi sono tornato in Val Chiavenna per rivedere quei luoghi…
E sono tornato ancora in autunno, ma stavolta in buona compagnia.
Ho trovato un po’ più di abbandono, segnalazioni “scadenti”, i sentieri mi son sembrati meno battuti e il rumore del Rio ancora non l’ho sentito…
Tuttavia resta sempre un bel percorso che in autunno rende parecchio in termini paesaggistici con belle viste sui calanchi e sui vigneti.
COSA C’È DI BELLO…

Un tempo lontanissimo il mare arrivava da queste parti e a testimoniarlo sono i fossili di cui sono ricche le rocce delle nostre colline del comprensorio valdardese.
In parecchi luoghi, tra Vigoleno, Castell’Arquato, Lugagnano e oltre…vi sono testimonianze di tante ere quasi fossimo alla presenza di una vera e propria “enciclopedia” della formazione dell’intero Appennino padano.
Se falesie, rocche naturali e calanchi sono testimonianza dirette delle ere remote, castelli, borghi antichi e vigneti lo sono della genialità dell’uomo locale che ha raccolto la sfida della falesia, elevando le sue opere con la terra combusta, il tufo, le pietre naturali e impiantando la “verità del vino” e della buona gastronomia.
Il monte Falcone, il monte Giogo, il monte Padova e il Rio Stamonte (quello di cui parlo sopra) sono pagine enciclopediche dove possiamo camminare, osservare, ammirare… i resti del fondo marino sconvolto dall’emersione delle terre dell’Appennino, la catena montuosa che non ha paragoni al mondo e che da queste parti si chiama “Piacenziano”.
Ora nuovamente siamo in pista per rendere tutto questo fruibile anche per altri escursionisti, alla nostra maniera con Furio, Franco, Fausto, Sergio e tanti amici.
Il percorso “a racchetta”, con partenza e arrivo alla Torricella o alla chiesa di Prato Ottesola (parcheggi), è facile e si snoda per circa 6,5 km per cui occorrono, camminando lentamente, poco più di 2 ore per l’intera escursione.
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Sempre suggestive queste camminate
Interessanti dal punto di vista culturale
Sarei contenta di camminare con il gruppo di trekking
Cordiali saluti
Daniela Alberici