Il nostro torrente Arda da il nome alla valle, una delle maggiori di Piacenza,integralmente piacentina con i suoi castelli, i borghi medievali, le antiche chiese, gli oratori, i vigneti in collina, il grano, il mais, il pomodoro e il latte in pianura, i poderi agricoli del Maestro Verdi con la sua villa a Sant’Agata, i ciliegi di Villanova e Soarza. A un certo punto della sua corsa, quando è già rallentata, la nostra Arda incontra Cortemaggiore, antica capitale dello stato dei Pallavicino, dov’è nata l’Agip supercortemaggiore.
La consolare Via Emilia la taglia e l’attraversa da Cadeo a Alseno passando per la città di Fiorenzuola d’Arda, la nostra capitale un po’ in decadenza (speriamo solo momentanea) con l’ospedale, la stazione dei treni, la super Collegiata di San Fiorenzo, la torre civica, quelle campanarie e il vascone, quel vascone…
Nel nostro viaggio immaginario l’Arda ci segue, passo per passo, per 55 chilometri dal momento che l’abbiam vista nascere lassù sul monte Lama a 1346 metri, proprio al confine con il territorio valnurese di Groppallo. E lassù, se avrete la voglia di andare, tutto è meraviglia, pace, grandezza, natura spettacolare e delicata al tempo.
Subito dopo essersi insinuata tra i grandi boschi che ammantano questi monti che abbiamo nominato, l’Arda attraversa la frazione morfassina di Teruzzi, alta oltre 1000 metri, e intanto che scorre raccoglie acqua da altri corsi d’acqua minori dai nomi affascinanti e antichi: Olmo, Cravola, Alberino, Sarè, Cornale, Osti, ecc…
Superati Rusteghini e Pedina, ancora nell’alta valle, la nostra Arda incontra, nei pressi dell’antica Sperongia, il grande torrente Lubiana che vi si immette e la fa diventare abbondante e tumultuosa.
Quel Lubiana che attraversa Morfasso dopo esser nato dal Guttarello a 1230 metri tra Santa Franca (1317 metri) e Menegosa (1356 metri), l’ofiolite dalle forme dolomitiche, imponente e bellissima, che scorgiamo dalla consolare; il più bel monte dei nostri Appennini piacentini, la testata della valle dell’Arda.
Appena dopo, nei pressi dell’orrido di Mignano, in quella che era una gola alta, stretta e profonda, la nostra Arda è sbarrata dalla diga che ne raccoglie l’acqua per rilasciarla per gli usi civili e agricoli. Ora ci segue lenta, quasi doma, fino al fondo. Dopo 21 chilometri dalla sua nascita, dopo quell’imprevisto sbarramento, lambisce Lugagnano e poi Castell’Arquato, che con la sua imponente rocca domina l’intera valle. Il nostro capolavoro del medioevo, un museo a cielo aperto .
La nostra Arda continua la sua corsa, più lenta e placida di prima, verso la pianura attraversando Fiorenzuola, ritrovandosela sul suo lato destro, e dopo ulteriori 7 chilometri raggiunge Cortemaggiore nel cuore nella pianura padana, quella fertile e intensamente coltivata. Infine ci accompagna a Villanova e Soarza, dove il ciliegio e la zootecnia la fan da padroni. E qui si perde… perché l’uomo l’ha voluta deviare nell’Ongina a soli pochi metri dal tuffo nel grande fiume padano.
La valle dell’Arda, non si può dimenticarlo, è stata anche soggetta a tanti maltrattamenti e incuria che ha provocato frane nella sua parte più alta e insediamenti di industrie pesanti in quella mediana. Ma per nostra fortuna questi maltrattamenti solo in minima parte hanno scalfito la nostra Valdarda nella sua straordinaria bellezza paesaggistica e ambientale.
Mai più nessuno tocchi la nostra Arda!
©Coordinamento editoriale e foto S.E.
Arda… questa maltrattata.. http://andreadadomo.blogspot.it/2014/10/ripensare-il-territorio-e-ora.html
l’articolo tuo è preciso e tecnico. Molto bello e invito tutti i lettori a linkarlo. Prossimamente faremo un giro dentro all’alveo e nei paraggi per testimoniare quanta schifezza ci han depositato …più o meno abusivamente…
e se vuoi documentiamo anche tutta un’altra serie di problematiche aperte che aspettano (loro) senza fretta..
documenteremo…
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