
di Fausto Ferrari e Sergio Efosi
Pare che sia destino, per chi ci crede un chiaro segno: dov’è passata santa Franca l’acqua ha assunto proprietà speciali; e se non c’era è zampillata all’improvviso tra le nude rocce nascoste nel bosco.
Questo potrebbe essere l’elemento caratterizzante e unificante il percorso escursionistico-devozionale che è stato tracciato tra Vitalta (Vernasca) e il Santuario (Morfasso) a lei dedicato sul monte omonimo.

Ma gli esperti sentierologi, Furio Ovali, Franco Sorenti e Silvano Obertelli, dell’associazione “Via dei Monasteri Regi”, unitamente a noi autori del volume “Il Cammino di Santa Franca” (autori anche del presente post) non si sono accontentati di tracciare la Via, apporre segnali lungo il Cammino medesimo evidenziando le fontane dedicate alla Santa o segnalare la vicinanza di un paese e di una contrada. Sono andati oltre…

AL SASS DAL LISSON…
Nel 1400 la cava della “preda delle molle”, in Valtolla, è citata in un rogito notarile, dove vengono indicati chiaramente i confini e la posizione. Con questa mappa, e con un documento dell’inventario parrocchiale di Castelletto del 1700, è stato “riscoperto” il luogo che brevemente descriviamo
Si presentava completamente nascosta tra la fitta vegetazione, quasi impossibile da raggiungere per chi non conosce i posti. La pietra delle mole, localmente chiamata “al sass dal lisson”, che si trova nel territorio di Castelletto, una frazione di Vernasca, in cima al versante del vallone scavato dal rio Finale, andava quantomeno segnalata e così… Si tratta di una parete verticale di arenaria compatta, dalla quale in passato si ricavavano macine da frantoio e mole più piccole, quelle per affilare scuri e accette.
La visione che si presenta è incomparabile: l’ultimo degli scalpellini in opera, nessuno sa quando, lasciò sulla dritta e verticale parete alcune mole già pronte per lo stacco e da allora sono restate come si trattasse di una scultura dedicata a quel faticoso lavoro. Un monumento alla laboriosità dell’uomo della Valtolla. Attraverso una piccola ma significativa “bonifica” il luogo è ora raggiungibile, e segnalato, rientrando nel percorso del “Cammino” a pieno titolo.
L’ACQUA PÙSSA…
Poco distante dalla pietra delle mole, sempre in prossimità del “Cammino”, c’è anche una vecchia fontana alla quale, ci piace pensare, la stessa Santa si avvicinò durante il suo pellegrinare per la valle.
Si tratta di un’antica fonte di acque sulfuree che era ritenuta curativa per certe malattie animali. In particolare sarebbe efficace contro il “mal dal grùp”, malattia che troppo spesso prendeva gli animali (ovini e bovini) e li portava alla morte. Per questo, per secoli, i contadini portavano presso questa fonte il loro bestiame per farlo guarire; e da queste parti qualcuno ricorda che giungevano con gli animali fin da Pelìgrèn (Pellegrino P.se) e dà la Bàtla (Bettola)…Anche in questo caso il luogo è ora raggiungibile, e segnalato, rientrando nel “Cammino di Santa Franca” a pieno titolo.
QUESTO RECUPERO E ALTRO ANCORA…
Con modestissimi contributi privati e istituzionali, modesti ma preziosi, sono state realizzate bacheche informative di carattere turistico apposte lungo i diversi cammini dedicati alla Santa e con tanta buona volontà e lavoro volontario pulito sentieri, realizzati e apposti segnavia di legno (sullo stile di quelli del CAI) e le stesse bacheche in talune significative località che meritavano di essere ricordate come la pietra delle mole e la fontana dell’acqua puzza nel tratto tra Vitalta e Castelletto che in tal modo sono finalmente fruibili alla vista di quanti lo desiderassero.
E si sa che questi due luoghi, da queste parti, evocano storie e leggende che abbiamo già raccontato, ampiamente, proprio sul blog. Clicca qui per vedere quel post…!

Quello che vogliamo sottolineare è il fatto che con pochissimi euro, pochissimi…, si possono fare cose utile e fruibili da tutti. A volte basta la volontà e la passione per la nostra Valtolla.
Per saperne di più sul libro e sull’intero “Cammino-escursione” clicca sul link vedi il post del 31 maggio 2015.



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