
C’è un luogo magico nella valtolla, nella valdarda classica: la valchiavenna.
Quella che prende il nome dall’omonimo torrente che scorre nella piccola valle che, quasi parallela, si incunea tra valchero e valdarda.
Quella valle che prende il nome dal torrente Chiavenna e che ha il suo cuore tra Prato Ottesola [Lugagnano] e Vigolo Marchese [Castello].
Quella piccola valle, come l’intera valdarda e valli circostanti, racchiude la più importante ” riserva geologica ” del nord Italia, una delle zone paleontologiche più importanti del mondo intero.
Oggetto di studio da diversi secoli, la zona fu definita…. “Piacenziano” proprio per rimarcarne la caratteristica unica.
La riserva naturale, di recente istituzione, non ha ancora sviluppato appieno le sue potenzialità turistiche e scientifiche ma…..
La zona è oggetto di continue scoperte paleontologiche di primaria importanza che poi finiscono [quasi sempre] nello splendido museo geologico ” Cortesi ” di Castell’Arquato.
Recenti sono le scoperte di uno scheletro di delfino e di rinoceronte vissuti da queste parti milioni di anni fa nel corso dell’evoluzione terrestre.
Ma a Lugagnano Val d’Arda non sono stati con le mani in mano e hanno recuperato un antico maniero-castello, lo hanno splendidamente restaturato, e reso disponibile per la riserva-parco naturale del piacenziano. Oggi la riserva ha finalmente una sede dignitosa e [aggiungiamo] bella.
Nella valchiavenna, a Chiavenna Rocchetta, tra calanchi, vigneti e boschi sorge questo edificio che potrebbe ospitare aule didattiche, di studio, di esposizione e potrebbe anche contenere un esposizione del prodotto principe della vallata: il vino.
Lo scorso 4 Settembre il Comune di Lugagnano val d’ arda con la Provincia, la Regione e importanti “sponsor ” locali hanno organizzato un interessante convegno di idee per valorizzare il sito.
La presenza era di quelle ” prestigiose ” tanto a livello istituzionale quanto a quello scientifico e la grande partecipazione ne è la testimonianza del successo.
Le idee emerse sono di quelle che, se finanziate, possono [di sicuro] avere successo e si basano sulla integrazione tra la riserva del piacenziano e il museo geologico arquatese [centro visite, aule didattiche, nuove esposizioni, nuovi percorsi escursionistici, nuove esplorazioni…].
Noi aggiungiamo che, almeno amministrativamente e per taluni servizi, sarebbe opportuna un integrazione [fusione??] anche con il parco dello Stirone allargando l’area d’interesse ……all’interno dello stesso territorio interessato all’attuale riserva ad altri siti [nel senso che ….all’appello mancano alcune aree interessanti].
Ha ragione l’amministrazione comunale di Lugagnano [come lo aveva la precedente] a credere in tale progetto, a puntare anche sull’integrazione con l’agricoltura affinché la riserva sia vissuta come opportunità [vetrina! mkt territoriale……possibili integrazioni con velleia?] e non come vincolo a se stante.