Il colonnello Antonio Boccia, di origini madrilene e con genitori di lontana origine napoletana, era a Parma capitale del ducato e su incarico del ” reggente” napoleonico intraprese un lungo viaggio a cavallo, nel 1804, attraversando tutta l’area collinare e montuosa del Ducato al fine di descriverne sia la geografia ( era un geografo militare) sia la situazione socio-economica.
Quello denominato “Ai monti di Piacenza”, è relativo al secondo viaggio del 1805.
Il Boccia riporta e commenta notizie che riguardano la sociologia, la geografia, la geologia, la mineralogia, i paesi, la flora e la fauna, dimostrando conoscenze molto elevate.
Stupiscono, nei suoi racconti, i ( precisi) riferimenti alle vicende del passato ( come quelli del periodo della peste del 1630 circa) e la dovizia di particolari nel racconto di eventi naturali quali frane, esondazioni dei fiumi e anche le sue sottili considerazioni ironiche.
Si sposta, durante il lungo viaggio, con il cavallo ( e pocchissimo a piedi).
Descrive anche i luoghi dove tendono imboscate i ” briganti” della valtolla.
Tratta a fondo le valli di Arda, Riglio, Vezzeno e Nure.
Pur trattandosi di un documento importante, scritto in italiano di allora e poi aggiustato, in cui vengono riportati tutti i paesi e le frazioni tuttora esistenti, ci si stanca quando si dilunga eccessivamente con continui riferimenti ai confini dei paesi ( ma era pur sempre un geografo!): confina ad est con questo torrente, a nord-ovest con il canale di …, a sud con la pierta miliare…
Bello quando racconta le letture dei registri parrocchiali ( per verificare la durata e la consistenza della peste del 1630.
UN DOCUMENTO DI STORIA, UN RACCONTO, UNA RACCOLTA DI SITUAZIONI SOCIOLOGICHE.
